La guardia medica continua a funzionare a singhiozzo e il sindaco Pino Marasco, dopo aver cercato per mesi, inutilmente, di normalizzare la situazione privilegiando il dialogo con il management dell’azienda sanitaria, rompe gli indugi ed entra in rotta di collisione con il management dell’azienda sanitaria vibonese. Gli avvocati del Comune, infatti, hanno già depositato sul tavolo del Procuratore della Repubblica di Vibo un’articolata denuncia-querela contro l’Asp e contro la Regione per interruzione di pubblico servizio. L’inconveniente, in realtà, va avanti da un paio d’anni e negli ultimi sei mesi ha toccato livelli inaccettabili. Comprensibile, quindi, il comportamento del primo cittadino ormai in campo per denunciare l’indolenza con cui vengono affrontati i delicati temi della salute da parte di chi, stando comodamente seduto dietro una scrivania, non riesce a leggere il disagio della gente ormai al limite dell’esasperazione. Non a caso l’intero territorio provinciale si sta mobilitando e non è detto che l’assemblea indetta dalla nascente associazione “Difesa diritti del territorio” per il prossimo 28 aprile non possa segnare l’avvio di un fronte comune contro le costanti penalizzazioni del comprensorio. Lo stesso sindaco Marasco non usa mezzi termini. Punta il dito contro i vertici dell’Asp, ne rimarca superficialità e incapacità di assumersi responsabilità e garantisce che, da ora in avanti, ad ogni disservizio corrisponderà una denuncia. Ha ragione da vendere.
A parte i tanti altri problemi esistenti, il ripristino dell’ambulatorio di continuità assistenziale h24 è diventato una priorità assoluta. Le soluzioni non mancano. Bisogna avere la volontà di modificare le miopi strategie gestionali poste in essere sino ad oggi dal management aziendale non in grado di gestire al meglio le risorse esistenti. <Nel Vibonese – spiega Marasco – ci sono circa 140 medici per 39 postazioni di guardia medica. Di certo non bastano, ma una dirigenza attenta non può stare a guardare. Le soluzioni basta cercarle, magari cominciando ad accorpare qualche guardia medica. Nessuno – precisa – vuole innescare inutili guerre tra poveri, ma come fa l’Asp a tenere aperta la guardia medica a Brognaturo, Spadola e Simbario – tre piccoli comuni con poco più di duemila abitanti complessivi nel raggio di meno di quattro chilometri e con l’ospedale di Serra San Bruno a 5 km di distanza – e lasciare che il comprensorio Nicotera-Joppolo-Limbadi, dodicimila abitanti nel raggio di circa 15 km, rimanga senza una postazione attiva?>. La stessa cosa succede nel triangolo Dasà-Acquaro-Arena, quattromila abitanti nel raggio di quattro km; nel comprensorio Vazzano-Pizzoni con 1800 abitanti in meno di due km; nel comprensorio Ricadi-Spilinga-Caroniti con meno di cinquemila abitanti nel raggio di 8 km. <Il tutto senza contare – conclude Marasco – che a Tropea il cittadino trova in ospedale pronto soccorso, 118 e guardia medica e la stessa cosa succede a Serra San Bruno. A Nicotera non chiediamo la luna, ma quello che ci spetta da oggi in poi lo pretenderemo con forza>.