CENTRO OBESITÀ E CARENZA STRATEGICA DEI VERTICI ASP, il “Carmine Ionadi” è stato ridotto ad un semplice ambulatorio.

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Centro obesità “Carmine Ionadi”: dal caos al silenzio assoluto. Sembrava arrivato il momento dei grandi stravolgimenti e, invece, c’è solo stato un rincorrersi di delibere che, alla resa dei conti, non è servito a muovere foglia. Ha solo messo a nudo la carenza strategica dei vertici aziendali che di un servizio che operava a buoni livelli – non vanno dimenticate le circa settecento richieste di prima visita – non hanno saputo aiutarne il decollo. Anzi, il Centro da un livello di eccellenza è stato ridotto ad un semplice ambulatorio logorato dalla precarietà. Basti un dato per tutti: dopo un anno di attività in autonomia, il “Carmine Ionadi” ha registrato circa ventimila euro di incassi in meno rispetto all’anno precedente quando ancora reggeva la convenzione con l’università romana di Tor Vergata. Per certo, quanto accaduto negli ultimi giorni non depone bene per la commissione straordinaria dell’Asp. La delibera n.766 dello scorso 17 maggio che sanciva la nascita di una “Struttura di endocrinolgia-diabetologia e malattie del metabolismo con all’interno un settore che si occupi di disturbi alimentari della dieta mediterranea con sede a Vibo-Nicotera” non era certo il massimo che ci si potesse aspettare, ma, ragionandoci su, poteva costituire un punto di partenza per la riorganizzazione e il potenziamento del Centro. Sarebbe bastata qualche correzione in corsa per aggiustare il tutto. Qualcosa non è andata per il verso giusto. La delibera è stata revocata e, contemporaneamente, sostituita con un’altra – la n. 821 del 30 maggio 2012 – nella quale non si parla più di “struttura” bensì dell’attivazione <di un apposito gruppo di lavoro multidisciplinare con competenza in diabetologia, endocrinologia e malattie del metabolismo>. Gruppo, si badi bene <deputato ad occuparsi delle problematiche connesse ai disturbi alimentari e della promozione della dieta mediterranea>. Un bel salto all’indietro con tante contraddizioni e tanti aspetti che la commissione farebbe bene ad approfondire e chiarire per evitare che nell’utenza sanitaria si radichi il convincimento che l’iniziativa varata a metà maggio tutto avesse per obiettivo tranne che quello <dell’implementazione della funzionalità del Centro obesità>. Alla luce delle tante voci che si rincorrono, va messo in discussione anche il motivo accampato dalla “triade commissariale” per revocare la delibera n.766 e cioè che <l’istituzione di nuove strutture può avvenire soltanto con l’atto aziendale>. Possibile che al momento di deliberare nessun componente del management conoscesse una norma nota anche all’ultimo dipendente dell’Asp? E non è forse vero che bastava una semplice delibera per modificare l’atto aziendale? La verità potrebbe essere un’altra. I dubbi sono sacrosanti e portano ad amare conclusioni: il Centro non è nelle grazie della commissione. Lo stesso fatto che l’ultima delibera – quella in vigore e che, al momento, non ha modificato nulla rispetto all’esistente – va attuata <senza aumento di spesa> fa intuire che non cambierà nulla. Eppure per far nuovamente decollare il “Carmine Ionadi” basterebbe partire proprio dalla n. 766 con qualche variazione ossia: creare la struttura con sede unica a Nicotera, collegare tutti gli ambulatori col Centro, confermare il personale previsto nella 766, allacciare rapporti di collaborazione con la “Sapienza”, atteso che Tor Vergata non è gradita, tralasciando la facoltà di Farmacia dell’Unical, che nulla ha a che fare con la dieta mediterranea.

Pino BrosioAuthor

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