NICOLA STORNIOLO RIENTRA DALL’AFGHANISTAN: ad attenderlo a Fiumicino la moglie Teresa e la figlia.

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Nicola Storniolo, il maresciallo capo del 1° Reggimento dei bersaglieri di stanza a Cosenza, rimasto ferito nel primo pomeriggio di sabato scorso nel distretto del Gulistan, in Afghanistan, sarà stamattina in Italia. Arriverà all’aeroporto di Fiumicino prima ancora dell’alba e da lì sarà subito trasferito nell’ospedale militare del Celio. Qui lo raggiungeranno oggi stesso la moglie Teresa Spinoso e la figlia dodicenne. Il Comando bersaglieri ha messo a loro disposizione un mezzo che le porterà nella capitale dove potranno riabbracciare il loro caro. La notizia ha naturalmente riportato serenità e gioia nella famiglia del maresciallo, ma tutta la città ha, comunque, salutato con soddisfazione il suo ritorno in Italia e si prepara ad accoglierlo nel migliore dei modi. La decisione di far rientrare Nicola Storniolo in Italia è stata presa dai medici dell’ospedale militare americano di Delaram. Al Celio sarà sottoposto a tutti gli accertamenti che le sue ferite renderanno necessari, poi tornerà a Nicotera dove trascorrerà qualche giorno di convalescenza prima di rientrare alla base militare allestita nella valle del Gulistan. Gli ultimi aggiornamenti sugli spostamenti del sottufficiale, forniti dal capitano Francesco Montepaone, hanno ridato un po’ di tranquillità alla moglie, che, comunque, fatica a liberarsi dalle paure di questi ultimi giorni. <Non vedo l’ora di riabbracciare Nicola – confessa – e constatare di persona le sue condizioni di salute. Sino ad oggi ha fatto di tutto per non turbarmi. Il suo pensiero è soprattutto per il sergente Michele Silvestri che ha perso la vita e per tutti i commilitoni rimasti feriti>. In ogni caso, i momenti più brutti sono passati e Teresa li ha superati grazie al sostegno dei familiari, degli amici e dei militari del Reggimento bersaglieri di Cosenza. <Ho vissuto giorni terribili – ammette la giovane donna – ma ho potuto contare sul pieno sostegno dei miei genitori, dei miei cognati e di mia sorella. Sono grata a loro, ma anche al capitano Montepaone, al comandante del Reggimento e ai colleghi di mio marito che non mi hanno mai fatto mancare la loro solidarietà telefonandomi continuamente>.

Pino BrosioAuthor

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