Non basta parlare di legalità, bisogna anche praticarla. Ma in una realtà difficile come quella meridionale e vibonese in particolare, per imporre il rispetto delle regole occorre raddoppiare gli sforzi, lavorare in sinergia, fare rete, puntare sull’apporto delle agenzie educative presenti sul territorio e, soprattutto, sul ruolo fondamentale della scuola. Bisogna, in sostanza, decidere da che parte stare e, se si scelgono il rispetto delle regole e il vivere al di fuori delle zone d’ombra, lavorare per sconfiggere <la voglia di mafia> che a volte aleggia ai vari livelli. E’ un cancro che non perde terreno davanti alle metodologie repressive poste in essere dallo Stato, ma quando la società civile matura il convincimento che alla mafia non bisogna chiedere favori, ma occorre starne lontani per difendere dignità, democrazia e libertà. E’ questo, in sintesi, il contenuto dei ragionamenti fatti nell’aula del consiglio provinciale nel corso del secondo appuntamento col tema del rispetto delle regole organizzato dall’Istituto tecnico economico “Galileo Galilei” che quest’anno vede il progetto sulla legalità compiere i 25 anni. Un appuntamento con relatori di prestigio in campo per parlare agli studenti senza ipocrisie e senza veli. Ci sono, soprattutto, Michele Prestipino, procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria; il generale Adelmo Lusi, comandante regionale dei Carabinieri e il generale Michele Calandro, responsabile della Guardia di Finanza in Calabria. Ma non sono di minore intensità altri interventi. In prima fila, ad ascoltare i relatori ci sono anche il questore, il capitano di fregata Paolo Marzio, comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Marina, il ten. colonnello Pasquale Roccia, comandante della polizia stradale, il direttore celle carceri circoscrizionali Antonio Galati e il comandante provinciale dei Carabinieri Daniele Scardecchia, nonché altri ufficiali, dirigenti scolastici e amministratori provinciali. A dare il via ai lavori è il prof. Mario Iozzo, referente del progetto legalità dell’Ite. Seguono i saluti del dirigente scolastico Diego Cuzzucoli e del presidente della Provincia Francesco De Nisi. Poi si entra nel vivo del tema. A rompere il ghiaccio è il viceprefetto vicario Maria Stefania Caracciolo che punta il dito contro la ‘ndrangheta e incita al <risveglio delle coscienze> invitando tutti a <lavorare in sinergia per estirpare la malapianta>. Sulla stessa lunghezza d’onda si mantiene don Giuseppe Fiorillo che inchioda alle sue responsabilità il mondo degli adulti colpevole di <aver svenduto il territorio senza difenderlo da ogni male>. In sintonia anche il presidente del Tribunale Luccisano a parere del quale <la mafia non si può sconfiggere sul terreno giudiziario>. Per batterla ognuno di noi si deve convincere che <ogni piccolo cedimento serve a rafforzare chi ci condanna al sottosviluppo>. Invoca il contributo dei giovani anche il procuratore Spagnuolo perchè <senza di voi – dice – la società è un guscio vuoto> e il lavoro della scuola <lascerà il segno>. Il microfono passa, quindi, ai generali Calandro e Lusi. Due interventi di spessore su terreni diversi, ma anche convergenti sull’unica verità possibile: il potere della criminalità può essere arginato, ma ottenere risultati non sarà né facile né indolore. A chiudere arriva la “lectio” di Prestipino. Parte da fatti concreti e pubblici, si sofferma sui metodi usati dalla ‘ndragnheta, la ricerca del consenso, l’infiltrazione nelle università e nelle scuole, la genuflessione delle persone in cerca di favori, la perdità di dignità e libertà. Bisogna cambiare registro, evitare i contatti, recuperare dignità dei comportamenti perchè la forza della mafia sta nel consenso che le ruota attorno. Ma <il momento è storico, qualcosa si muove, c’è consapevolezza di un problema serio quale quello dell’illegalità>. Sperare non è peccato.
27marzo
APPUNTAMENTO CON LA LEGALITA’ ALL’ITE “GALILEO GALILEI”: si deve lavorare per sconfiggere “la voglia di mafia”.
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