Il “prelievo” di scrivanie e armadi dai locali dell’“Elefante rosso” per arredare il nuovo comando della polizia municipale ha riacceso i riflettori sul bene confiscato alla mafia e da tempo avvolto nelle nebbie gestionali di palazzo Convento. In discussione non c’è tanto la scelta della commissione straordinaria che, volendo evitare o contenere le spese essendo l’Ente in regime di dissesto, ha ritenuto, a torto o a ragione, di poter utilizzare arredi e suppellettili abbandonati a sè stessi e pieni di polvere, quanto la strategia gestionale dei beni confiscati sempre più incerta e sempre più fallimentare. Una questione delicata che non riguarda solo Nicotera, ma l’intero patrimonio sottratto alle mafie e solo di rado reimpiegato a dovere. Un argomento da rilanciare e affrontare con la massima incisività per evitare allo Stato magre figure ed inutili spese. L’ “Elefante rosso”, ubicato a Nicotera Marina in località “Timpa”, è un caso eclatante delle palesi difficoltà e degli sconcertanti ritardi che gravano sul riutilizzo dei beni confiscati. “Espropriato” alla ‘ndrangheta nel lontano 2001 a seguito di sentenza della Cassazione, la struttura, valutata ben 540milioni di lire al momento del sequestro, nel 2006 è stata ristrutturata in virtù di un finanziamento di circa 800mila euro concesso dal ministero dell’Interno e assegnato al consorzio “Crescere insieme” a suo tempo nato con la partecipazione di undici comuni e dell’amministrazione provinciale.
I lavori, durati quasi due anni, portavano alla realizzazione di un immobile con un piano seminterrato e tre fuori terra per circa 1000 metri quadrati di superficie. Nel 2009, sfruttando il Por Fesr 2007/2013, nell’ambito del progetto “Più scuola, meno mafia”, veniva sottoscritto un protocollo tra ministero dell’Istruzione, Comune, Università della Calabria, Centro sperimentale Dracma, associazione Libera, Dams Cosenza, fondazione Calabria film commission, istituto comprensivo “Amerigo Vespucci” di Vibo Marina e Conservatorio di musica “F. Torrefranca” di Vibo Valentia. Protocollo che veniva finalizzato alla nascita di un polo formativo integrato di Musica e Cinematografia. Sull’interessante iniziativa pioveva un nuovo finanziamento di oltre 600 mila euro destinato all’acquisto delle strumentazioni necessarie all’attivazione di entrambi i laboratori. Emanati i bandi ed espletate le gare, i locali dell’immobile di località “Timpa” venivano inondati di strumenti musicali e attrezzature per la cinematografia. Nel 2011 la commissione straordinaria guidata dal prefetto in quiescenza Marcello Palmieri procedeva all’inaugurazione in presenza del prefetto Maria Luisa Latella e dell’assessore regionale Mario Caligiuri, nonché autorità civili, religiose e militari.
Al progetto “Musicarte”, coordinato dalla dirigente scolastica Maria Salvia, veniva riservato il piano terra, mentre al primo ci finiva il laboratorio di cinematografia e recitazione la cui direzione, evitando ogni forma di pubblicizzazione, veniva affidata dal commissario Palmieri all’attore nicoterese Andrea Naso. Per il secondo piano si ipotizzava la destinazione a caserma della Guardia di Finanza. Tutto sembrava procedere speditamente, ma era solo un’illusione. L’iter delle due iniziative incontrava ostacoli in serie e a far scemare ogni entusiasmo nel novembre 2015 interveniva un furto degli strumenti musicali che dava la stura ad accese polemiche. Scadeva anche la convenzione con Andrea Naso e l’amministrazione in carica, volendo rilanciare il progetto, nel 2016, emanava un avviso al quale rispondeva soltanto il liceo classico Morelli di Vibo Valentia guidato dal dirigente Raffaele Suppa. La Giunta Pagano giudicava valida la manifestazione d’interesse del “Morelli” e si preparava a sottoscrivere apposita convenzione con lo stesso. Galeotti l’elicottero e l’intervenuto scioglimento del Consiglio, la questione passava nelle mani della terza commissione straordinaria. E lì rimaneva!