L’EX SINDACO REGGIO HA IMPUGNATO PER REVOCAZIONE LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO, con l’opuscolo “Semplici parole” evidenzia e contesta numerosi elementi che i giudici non potranno sottovalutare.

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L’ex sindaco Salvatore Reggio ha impugnato “per revocazione” la sentenza con cui il Consiglio di Stato nei mesi scorsi ha respinto il suo ricorso confermando la sentenza emessa dal Tar Lazio. La sua istanza è stata inoltrata all’organo di giustizia sulla scorta di quanto previsto dall’art. 395, comma 1.4, del Codice di procedura civile che ammette l’impugnazione della sentenza se la stessa <è l’effetto di un errore di fatto risultante dagli atti o documenti della causa>. E per dimostrare che <errori di fatto> nella sentenza del Consiglio di Stato ce ne sono parecchi e non uno soltanto, Salvatore Reggio ha dato alle stampe “Semplici parole”, un opuscolo già in diffusione per offrire non la sua la verità, che a questo punto non avrebbe peso, ma quella desumibile dagli atti. La vuole spiegare a cittadini, amici, elettori, inquirenti, giudici e a quanti nella sua vicenda amministrativa sono entrati a “piedi uniti” per spezzare un’esperienza portata avanti con passione e nell’esclusivo interesse della collettività. “Semplici parole”, insomma, per ribadire che <noi avevamo – rimarca Reggio – un sogno diverso da quello dipinto da alcuni satrapi senza coscienza e compiacenti. Questo sogno di riscatto e di impegno civile lo porteremo ugualmente avanti nella vita di tutti i giorni>. L’ex sindaco, in sostanza, non accetta gli esiti di un “processo” che probabilmente gli appare costruito a tavolino. Non accetta che per effetto di una sentenza “preventiva” e non “sanzionatoria” debba assistere al crollo del suo progetto politico-amministrativo. Un progetto che appare determinato a difendere sino in fondo. Sino a quando, cioè, le norme giuridiche vigenti gli daranno spazio per urlare il suo disappunto. Nel prossimo luglio, il Consiglio di Stato prenderà in esame l’istanza presentata da Reggio. Potrebbe succedere ancora di tutto, anche perchè l’ex sindaco nell’atto di impugnazione porta a sostegno della sua tesi una serie di errori di fatto che in qualche misura potrebbero avere inficiato le decisioni dei giudici romani. Il testo di “Semplici parole” evidenzia e contesta numerosi elementi che i giudici non potranno sottovalutare.

Salvatore Reggio
Salvatore Reggio

Reggio contesta, punto per punto, l’ossatura della sentenza del Consiglio di Stato e a fronte di ogni addebito oppone la verità documentale. Comincia dal rilievo mossogli del mancato utilizzo dei fondi destinati alla gestione dei beni con fiscati alla mafia e della mancata attuazione negli stessi dei progetti più significativi quali la realizzazione della caserma della Guardia di Finanza e del Centro di aggregazione sociale per dimostrare, allegando atti all’istanza, l’esatto contrario. Ripercorre la vicenda della lista unica e delle due liste concorrenti sfumate all’ultimo minuto dimostrando l’infondatezza dei sospetti attraverso i contenuti delle dichiarazioni rese a verbale da alcuni esponenti degli schieramenti venuti meno. A parere dell’ex primo cittadino sono pure falsi i rilievi relativi all’appalto di servizi ad una ditta del posto in quanto gli stessi erano stati dati in appalto dalla precedente commissione straordinaria in auge dal 2005 al 2008. Reggio bolla come falso anche il rilievo che alcuni soci della società “Porto Nicotera” intrattenessero <rapporti economici e professionali col sindaco> e che uno di questi sia stato assunto <a tempo indeterminato nell’area vigilanza>. Nega decisamente che uno qualsiasi dei sottoscrittori della sua lista abbia mai ricevuto in affidamento servizi comunali. Falso pure che all’ammiraglio Carmelo Maccarone sia mai stato conferito mandato <per la realizzazione del porto turistico a Nord di Nicotera Marina. Peraltro, al contrario di quanto asserito in sentenza, non è stato mai prodotto atto per la modifica del sito portuale. L’elenco degli elementi ritenuti falsi da Reggio e che, invece, hanno giocato un ruolo importante nella decisione dei giudici, è ancora lungo. Le contestazioni basteranno a convincere il Consiglio di Stato?

Pino BrosioAuthor

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