SULLA RIORGANIZZAZIONE DEL CENTRO OBESITÀ “Carmine Ionadi”, LA COMMISSIONE STRAORDINARIA DELL’ASP SCEGLIE LA VIA DEL SILENZIO.

Tempo di Lettura:2 minuti

Sulla riorganizzazione del Centro obesità “Carmine Ionadi”, la commissione straordinaria dell’Asp sceglie la via del silenzio. Per l’attuazione dei contenuti della delibera approvata lo scorso 30 maggio, che prevedeva la costituzione di un gruppo di lavoro per l’implementazione del Centro, non s’è ancora mossa foglia. Il persistere di un atteggiamento penalizzante da parte della triade commissariale non sfugge, però, a Sandro Cortese, consigliere nazionale della “Fials Sanità”, che da buon esperto di economia aziendale per la sanità, chiama il mondo socio-economico e culturale ad un’attenta riflessione sulle conseguenze che potrebbero avere le scelte dell’Asp a tutti i livelli. <Proprio nel momento in cui – afferma – “Nicotera sanità” ha un prodotto da vendere e tutti gli utenti patologicamente accreditati debbono comprarlo in un presidio mantenuto attivo per miracolo, rischia di chiudere>. Per assurdo, <una struttura che grazie all’impegno degli operatori, nel rapporto costo-benefici, è attiva – evidenzia il sindacalista Fials – e mantiene una micro-economia, i soliti ignoti s’impegnano a creare caos, silenzi e falsi problemi>. In sostanza, <il progetto “Optimal nutrizion” – rimarca Cortese – andava bene. Esistevano un unico responsabile specialista, il supporto del medico, le apparecchiature. Ora non si tratta più di essere legati a Tor Vergata o alla Sapienza – continua – ma di alzare l’ingegno implementando la funzionalità di un Centro che vive di progetto e di economia senza spesa>. E una struttura che non produce spese, anzi portava nelle casse dell’Asp bei soldini, alla fine, <non potrà che essere stabilizzata – afferma il rappresentante della Fials Sanità – col supporto di una struttura universitaria che non necessariamente deve essere Tor Vergata>. Non è più il momento del “cicaleccio” da corridoio e <se i medici a basso carico di lavoro – ammonisce Cortese – andassero ad occuparsi di malati ricoverati nei reparti a rischio chiusura, tanto caos non ci sarebbe né a Nicotera né nei dintorni>. Perchè una cosa è certa, a parere del sindalista Fials: se Nicotera dovesse perdere il servizio già creato con grande sacrificio, sarebbe l’inizio della fine.

Pino BrosioAuthor

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *