Il terremoto semina terrore e morti in Emilia e, nello stesso tempo, fa esplodere la preoccupazione in ogni angolo della Penisola. Non fa, soprattutto, dormire sonni tranquilli ai calabresi il cui territorio regionale appare colorato di rosso intenso. E’ cioè tra quelli a maggior rischio sismico. A questo punto non basta toccare ferro. Bisogna farsi – in particolare a livello di amministratori pubblici – un esame di coscienza e chiedersi a che punto sia il lavoro di prevenzione nel Vibonese. Senza nascondersi dietro un dito. Sarebbe troppo ipocrita oltre che pericoloso. Va da sé che non spetta solo agli amministratori pubblici rimboccarsi le maniche. Stessa cosa dovranno fare dirigenti scolastici, responsabili istituzionali, imprenditori perchè nonostante l’approvazione in Provincia del regolamento istitutivo del Comitato di Protezione Civile <non sono poche le lacune e le criticità – afferma Giuseppe Barilaro, presidente del consiglio provinciale – che permangono in questo settore>. Fa riflettere, a suo parere, il dato secondo cui <su 50 comuni facenti parte della provincia solo 37 hanno adempiuto all’obbligo di redigere un piano locale di protezione civile>. E non va neppure sottovalutato il fatto che gli stessi piani <sono fermi all’anno 2005 – sottolinea Barilaro – sono per lo più lacunosi, di fatto sconosciuti ai cittadini ed avulsi da un pur necessario contesto integrato con gli altri comuni limitrofi, almeno fino al livello di omogeneità territoriale comprensoriale>. Verità indiscutibili. E, allora, proprio i lutti e le sofferenze della popolazione emiliana <devono indurre tutti noi calabresi – prosegue il presidente del consiglio provinciale – ben consapevoli dell’alto rischio terremoti che incombe sulla nostra regione, ad una serena quanto approfondita analisi su cosa è stato finora fatto in materia di prevenzione delle calamità naturali>. Senza dimenticare che il recente riordino della Protezione civile tracciato dal governo Monti fissa delle norme che <attuando paradossalmente a rovescio una sorta di “federalismo delle tragedie” – rimarca il sindaco d’Acquaro – tendono a scaricare sulle debolissime ed esangui spalle delle Regioni e degli enti locali in generale la responsabilità, anche in termini di sostenibilità dei costi, della gestione di emergenze immani come quella attuale dell’Emilia Romagna>. Sconcertante, poi, <la disposizione normativa relativa all’assicurazione volontaria – spiega – da sottoscrivere da parte dei cittadini, perché ci si chiede quale compagnia vorrà stipulare polizze assicurative su fabbricati per la stragrande maggioranza costruiti non in regola con le vigenti norme sismiche e che per di più ricadono in un’area come la Calabria catalogata ad “altissimo rischio sismico”>. Insomma, bisogna darsi da fare. Barilaro lancia una serie di proposte assegnando alla Provincia il compito di sollecitare < redazione ed aggiornamento dei fondamentali piani di protezione civile che i comuni, stanti le crescenti ristrettezze finanziarie che li caratterizzano, non riusciranno mai da soli a mettere in cantiere e realizzare>. Stimola l’ente a utilizzare il proprio personale e <a porsi a capo di un “Coordinamento permanente” degli Uffici tecnici comunali> promovendo intanto la <formazione permanente di questi operatori>. Spazio anche alle associazioni che operano nel campo della protezione civile e alle campagne <di informazione, promozione e conoscenza in materia di gestione delle emergenze – conclude – che deve essere capillare, costante e soprattutto seria>. Soprattutto nelle scuole.
09giugno
TERREMOTO, GIUSEPPE BARILARO: “i piani locali di protezione civile sono lacunosi e datati, occorre fare informazione in materia di gestione delle emergenze”.
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