IL TERREMOTO DELL’EMILIA RISVEGLIA LA PREOCCUPAZIONE DEI CALABRESI. La nostra regione è un territorio ad alto rischio sismico.

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mappa rischio sismicoIl terremoto dell’Emilia fa tremare anche…i calabresi. Improvvisamente si comincia a dare importanza alle preoccupazioni manifestate in piu occasioni dagli esperti, ci si ricorda che la Calabria è territorio ad alto rischio sismico e che nell’ultimo anno nell’area del Pollino sono state registrate oltre cinquecento scosse di lieve entità. Improvvisamente si dà addirittura importanza alle catastrofiche previsioni dei Maya, i cui effetti sarebbero stati addirittura anticipati di duecento giorni per il verificarsi di allineamento Sole-Venere-Terra che dovrebbe provocare la fine del mondo il 5 giugno 2012. Cioè oggi! Più che lecito ogni gesto apotropaico, ma se state leggendo Gazzetta del Sud vuol dire che ancora non è successo niente. Però, sino a mezzanotte…Su con la vita! Mettiamo da parte i ferri di cavallo. L’ironia non risolve i problemi, ma neppure la paura. Bisogna recuperare la necessaria razionalità e guardare al problema terremoto con serietà. Sul rischio che si possa verificare qualcosa di brutto non hanno più dubbi neppure gli esperti. La posizione del territorio regionale non è delle più felici atteso che attorno ad esso “soggiornano” da millenni il Vesuvio, i Campi Flegrei, l’Etna, lo Stromboli, il Marsili, Vulcano ed altro ancora. Normale che ogni tanto si balli, normale che dopo ogni terremoto distruttivo si faccia dappertutto largo la preoccupazione. Non è normale, invece, la leggerezza con cui la delicata problematica è stata sino ad oggi affrontata ovunque. E nel Vibonese non siamo secondi a nessuno. Molti Comuni non hanno ancora predisposto i piani locali di protezione civile; molti altri l’hanno fatto, ma senza più preoccuparsi di aggiornarli. Molte scuole sono ancora prive di scala di sicurezza; non sono poche quelle che non hanno un piano di evacuazione o, se ce l’hanno, non si preoccupano di addestrare alunni e personale con prove simulate che un tempo si riteneva andassero fatte almeno due volte l’anno. Bello sarebbe che i dirigenti ci smentissero. Negli ultimi tempi, però, in redazione, di notizie di esercitazioni antisismiche negli istituti di ogni ordine e grado ne sono arrivate davvero poche. Nè ci risulta che i vigili del fuoco debbano fare i salti mortali per rispondere alle richieste di lezioni formative da parte dei responsabili della sicurezza, che sicuramente nelle scuole ci sono. Lo impone il regolamento e lo prevede anche… il fondo d’istituto. Siamo, peraltro, convinti che siano perfettamente in regola tutti gli edifici pubblici, i palazzi istituzionali, gli ospedali, i capannoni industriali. Oppure no! Che fare, allora? Confidiamo in un errore di calcolo dei Maya. Confidiamo in previsioni sbagliate degli esperti e convinciamoci che abbiamo ancora tempo per recuperare ogni ritardo nella prevenzione. Come utilizzarlo? Semplice: andando a fare, a tamburo battente, tutto quello che sino ad oggi non è stato fatto. Ma non intendendo il tutto come manifestazione di buona volontà, come un qualcosa di discrezionale. L’applicazione delle norme sismiche deve essere un obbligo. Ora, sempre e comunque. E sulla loro tempestiva applicazione vigilino prefettura, magistratura, forze dell’ordine. E anche noi, miseri mortali, cerchiamo di fare la nostra parte.

Pino BrosioAuthor

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