L’EX SEGRETARIO DELLA CGIL DONATELLA BRUNI sfoga la sua amarezza per il trattamento riservatole dal suo ex sindacato

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Donatella Bruni, ex segretario della Cgil, ritorna sulla pedana e tira di fioretto. Anzi di sciabola. Fendenti a senso unico che l’aiutano a sfogare la residua amarezza per il trattamento riservatole dal suo ex sindacato. Sacrificata dalla Cgil sull’altare della “ragion di Stato” epperò non più disposta a incassare sberle senza cacciarsi lo sfizio di restituirle con gli interessi. Non più disposta a tacere dopo che il sindacato al quale aveva dedicato tutta se stessa l’ha estromessa da tutti gli organi statutari <evidentemente non ritenendomi degna di frequentare cotanta perfezione, rettitudine e integrità morale>. Giudizio negativo <che a dire il vero mi lusinga, perché essere indegna di sedere in quei “democratici luoghi di decisione” – afferma – fortunatamente mi rende una persona ancor più degna di essere considerata corretta, leale, coerente, non condizionabile e perciò libera ed autonoma>. Ormai in cammino verso altre sponde, Donatella Bruni non va per il sottile. Le dichiarazioni rese dal responsabile uscente della Cgil Garufi un po’ la turbano, ma, a suo avviso, l’ex segretario <ha perso una buona occasione per tacere> anziché, rispondendo a specifica domanda dei giornalisti, <fornire la sua scontata e artificiosa verità>. Una verità che <non corrisponde assolutamente a quanto avvenuto nell’ultimo anno, a cominciare da quella che definisce come “una mia scelta personale di lasciare la Cgil e andare altrove”>. Anzi prima di esprimere giudizi <fossi in Garufi – prosegue – aspetterei il responso della magistratura, un giudizio terzo e magari non fazioso o pilotato quale è stato invece quello emesso dalla sommaria giustizia interna della Cgil>. Rispedisce al mittente anche le accuse di <ingenerosità ed ingiustizia> nei confronti di chi aveva per tanto termpo collaborato con lei e, in ogni caso, Garufi, conoscendo poco Vibo < farebbe bene a non dare valutazioni su fatti di cui non ha conoscenza diretta> anche per evitare, nell’esaltare il suo operato, <di prendere cantonate come quella relativa alla grande affermazione del settore scuola nelle recenti elezioni della RSU con circa il 27%> una percentuale in passato abbondantemente superata. Guardando al suo impegno nella Cgil rievoca <le denunce vere sul malaffare e le illegalità che si consumavano nel territorio, facendo nomi e cognomi, una legalità praticata e non sbandierata che ha permesso ad una categoria marginale e minoritaria di diventare riferimento per centinaia di lavoratrici e lavoratori della scuola>. Garufi, secondo la Bruni, avrebbe ricevuto il compito da Roma di <“imbiancare la facciata” un po’ incrostata della Cgil vibonese> pur sapendo che, girato l’angolo, <quelle incrostazioni riaffioreranno dalla vernice fresca>. Peraltro a proseguire il lavoro di Garufi ci penserà il successore, aggiunge, cioè <colui che per mantenere qualche tessera utile a garantirgli lo stipendio a fine mese – rimarca – non ci pensò su più di tanto a svendere le battaglie cigielline dimostrandosi favorevole a far bruciare la spazzatura nella cementeria ubicata al centro di Vibo Marina>. Poi l’ultimo affondo per evidenziare <il vero legame tra questa Camera del Lavoro e qualche capo corrente di un partito> sino a scoprire che <gran parte dei dirigenti di quel sindacato coincide con gran parte del coordinamento dello stesso partito, alla faccia dell’autonomia sancita dallo statuto!>. Autonomia che la Cgil ha manifestato <solo quando a guidarla c’era la sottoscritta. Autonomia da partiti, dalle controparti, dalle lobby, dalla massoneria, dai poteri che condizionano da anni questo territorio – conclude – e non sarà un caso se all’indomani della sfiducia e della mia defenestrazione in certi ambienti si sia pure festeggiato>.

Pino BrosioAuthor

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