NICOTERA, JOPPOLO E LIMBADI RESTERANNO SENZA GIUDICE DI PACE. Pesante la situazione finanziaria dei tre enti comunali.

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L’Ufficio del giudice di pace lo si può dare per chiuso. Se qualcuno pensava, infatti, che dal confronto tra la commissione straordinaria che gestisce la sede municipale di palazzo Convento, e i sindaci dei Joppolo e Limbadi sarebbe venuta fuori la soluzione del problema può tranquillamente accantonare ogni speranza. La situazione finanziaria dei tre enti pare non consenta neppure l’avvio di un discorso per cercare sbocchi concreti alla questione. L’unico risultato prodotto è, infatti, un comunicato per sottolineare come <la disponenda chiusura di tali uffici sia semplicemente frutto di un mero quanto freddo calcolo ragionieristico dettato dalle note difficoltà economico-finanziarie cui versa l’intero paese, senza tener conto dell’utilità e dell’importante ruolo che l’ufficio del giudice di pace svolge nel territorio calabrese, un ruolo concreto di distribuzione di giustizia effettiva e immediata e di rappresentanza forte del principio di Legalità e dello Stato>. Sindaci e commissari, riflettendo sulle scelte del governo e sugli effetti che il provvedimento di chiusura degli uffici del giudice di pace potrà avere soprattutto in Calabria, si dicono <convinti che tutto ciò non possa e non debba comprimere il diritto dei cittadini di usufruire del servizio giustizia in termini di efficienza e rapidità ed equità e prossimità, né che tale riforma del sistema giudiziario debba cancellare nelle zone interne calabresi il simbolo della legalità e dello Stato>. Le comuni riflessioni di commissari straordinari (Marcello Palmieri, Eugenia Salvo e Angela Diano) e primi cittadini di Limbadi (Francesco Crudo) e Joppolo (Peppe Dato) sfociano, alla fine, in un invito rivolto al presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, e tutta la deputazione calabrese <a prendere una netta posizione sulla soppressione degli uffici del giudice di pace in Calabria, il cui numero ammonterebbe, secondo quanto già denunciato nei giorni scorsi dal senatore Franco Bruno, a circa sessanta e cioè praticamente un terzo dell’intera cifra da sopprimere>. Va, altresì, rilevato un tentativo informale promosso dalla commissione straordinaria per chiedere al ministero dell’Interno l’avvio di un’iniziativa atta a formulare <una norma che permetta di mantenere a carico dello Stato le spese per il funzionamento degli uffici del Giudice di Pace nei comuni i cui consigli sono stati sciolti per condizionamenti ambientali>.

Pino BrosioAuthor

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