Le intercettazioni telefoniche sono uno strumento indispensabile alla magistratura per portare avanti la sua battaglia contro il malaffare, ma sono anche un’arma micidiale contro la libertà dell’individuo se affidate alle mani delle persone sbagliate. Opportuno quindi il disegno di legge varato sul Governo per stroncare eccessi ed abusi. La politica, poi, deve dare il suo apporto per la ricerca di un testo normativo non frettoloso e possibilmente condiviso.
È stato questo il filo conduttore del convegno tenutosi ieri mattina nell’auditorium della Scuola allievi agenti della polizia di Stato e organizzato dal Lion club in collaborazione con Ordine degli avvocati, Regione, Provincia e Comune. Davanti ad una platea affollata di studenti, allievi agenti, avvocati, politici e responsabili istituzionali – dopo i saluti di rito del sindaco Franco Sammarco, del dirigente della Scuola di polizia Cosimo Maruccia, dell’avv. Antonio Pontoriero, presidente dell’Ordine e del consigliere Antonio Borrello in rappresentanza del Consiglio regionale, l’intervento del presidente del Lion club Corrado Laganà – si sono confrontati per circa tre ore, e con posizioni spesso divergenti, l’avv. Michele Roperto, l’on. Armando Veneto, il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Nicola Gratteri ed il giornalista Paolo Pollichieni.
Ruoli diversi e diversa lettura del problema che riveste grande delicatezza. Nicola Gratteri, nell’evidenziare l’indispensabilità delle intercettazioni nel lavoro investigativo, non ha evitato di criticare aspramente alcune modifiche che il disegno di legge apporta all’attuale normativa con chiaro discapito per il lavoro degli inquirenti e sovraesposizione dei cittadini. Ha pure contestato che le intercettazioni pesino gravemente sul bilancio statale. «Il costo è di 12 euro per ogni 24 ore di intercettazione – ha spiegato – ma questa attività mi dà la possibilità di seguire l’indagato passo dopo passo. Col vecchio sistema di pedinamento e appostamento si spenderebbero almeno mille euro». Peraltro «chi è in mala fede – ha asserito il procuratore aggiunto della Dda reggina – sostiene che in Italia c’è abuso e dimostra che le intercettazioni aumentano con danni per l’erario. In ogni caso le persone perbene non devono avere paura».
L’avv. Armando Veneto, nell’esortare i cittadini a riappropriarsi delle loro prerogative ha precisato che «il sistema delle intercettazioni non riguarda solo i delinquenti, bensì tutti noi in quanto coinvolge punti nevralgici della convivenza civile». Oggi, in altre parole, «dobbiamo scegliere – ha sottolineato Veneto – se vogliamo una società da grande fratello oppure basata su regole certe. In ogni caso ci vuole una normativa nuova per evitare la fuga delle notizie, limitare il protagonismo dei magistrati e rendere le autorizzazioni ad intercettare meno farraginose». La delinquenza comunque «la dobbiamo combattere tutti – ha concluso – perché serve a poco estirpare la mala pianta se non cresciamo noi stessi».