<Vista la situazione cogente, ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo, a fare da soggetto che si rapporta con lo Stato impegnato a fronteggiare chi gli sta dirimpetto e gli lavora contro>. Con queste parole il nuovo prefetto Michele di Bari avvia il suo primo incontro con gli studenti delle scuole superiori nel corso di un incontro tenutosi nella sala consiliare della Provincia e promosso dall’Itc “Galileo Galilei” nell’ambito del progetto sulla legalità giunto al suo venticinquesimo anno di vita. Con un dire semplice snocciola i suoi convincimenti, cattura subito l’attenzione dell’uditorio sottolineando il ruolo fondamentale dei giovani <un mondo al quale – dice – dobbiamo fare da continuo riferimento> perchè <i giovani hanno bisogno di messaggi e fatti concreti> per diventare <i professionisti del domani>. In altre parole, lo Stato non può tirarsi indietro in una partita che va giocata a tutto campo, anzi deve creare le condizioni per evitare che <la devastante presenza criminale – sostiene il senatore Francesco Bevilacqua – smobiliti le coscienze>. Per l’esponente del Pdl <è importante parlare di legalità in una realtà come la nostra> anche perchè <non se ne può più di iniziative contro la mafia che non producono nulla>. Per non soccombere alle avversità ambientali <occorrono – sottolinea Bevilacqua – fatti concreti>. Occorre, in sostanza, <ribellarsi alla rassegnazione> e <rendere protagonisti i ragazzi lavorando non per dare loro un posto, ma per fare loro posto> anche perchè <avanti devono andare i più bravi e non i raccomandati>. Il ragazzo che studia può raggiungere le mete scelte senza avere il sostegno di padroni e padrini, seguendo il percorso formativo tracciato dalla scuola perchè non a caso <la mafia – conclude Bevilacqua ripportando un pensiero del giudice Caponnetto – teme più la scuola che la giustizia>. I ragazzi seguono con attenzione, apprezzano gli interventi e i messaggi che ne vengono fuori. E a rimarcare l’importanza del lavoro fatto dal “Galilei” prendono la parola anche Franca Falduto in rappresentanza dell’Ufficio scolastico regionale, nonché il consigliere comunale Nicolino La Gamba dal quale parte l’appello a <fare fronte comune> perchè <se si va in direzioni diverse non si costruisce una società migliore>. E i risultati positivi si possono più facilmente raggiungere facendo della legalità una priorità assoluta. In quest’ottica il prof. Mario Iozzo, referente del progetto dell’Itc, prima illustra tutte le iniziative – e saranno tante – che verranno messe in campo entro maggio prossimo per festeggiare il 25° anno di vita del progetto, poi dà spazio al vicepresidente della commissione antimafia regionale Bruno Censore. Un intervento il suo che viaggia nella storia della mafia, punta l’indice contro l’omertà, esalta il ruolo della cultura e chiama tutti all’impegno civico ribadendo che <la mafia è un cancro che frena lo sviluppo e in quanto tale va combattuta ed estirpata>. Ai giovani spetta il compito <di affrancare – conclude il consigliere regionale del Pd – la regione dal giogo della mafia e lavorare perchè la Calabria positiva emerga>. In sintonia anche il dirigente Cuzzucoli, a parere del quale <la mafia vince anche perchè mancano i diritti>, e il consigliere Salvatore Magarò, presidente della commissione regionale antimafia. A lui spetta illustrare tutte le iniziative regionali contro la criminalità organizzata e di lanciare l’appello alla politica affinchè <metta da parte le mele marce e abbia il coraggio di preparare liste pulite e non condizionate. Poi la parola passa agli studenti. Piovono domande a tutto campo. Il microfono gira nelle mani di Giuseppe Mazzeo, Rocco Rettura, Francesca Corrado, Gessica Fiamingo, Daniela Fiorillo, Paolo Cocciolo e Denny Franzè. A Censore e Magarò il compito di rispondere. Un lavoro per nulla facile specialmente quando l’alunno Giuseppe Mazzeo chiede a che serva parlare di liste pulite se sa che i candidati vengono scelti dall’alto e non sempre sono raccomandabili.
25febbraio
IL NUOVO PREFETTO MICHELE DI BARI INCONTRA GLI STUDENTI DEL “GALILEI”: “la mafia teme più la scuola che la giustizia”.
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