Dalla Calabria se n’era andato ancora giovane portandosi dietro speranze, illusioni, progetti, ambizioni. Conseguita la laurea in giurisprudenza, ha girovagato un po’ per l’Italia alla ricerca di luoghi ed ambienti dove accasarsi e dispiegare le sue apprezzate capacità. Un peregrinare che, alla resa dei conti, ne ha forgiato carattere e personalità proiettandolo ai vertici della notorietà specialmente nelle vesti di penalista. Nicodemo Gentile, 48 anni, originario di Cirò, oggi vive a Perugia dove è titolare di un noto studio legale, anche se poi si muove ed ha articolazioni su tutto il territorio italiano. E’, tra l’altro legale di riferimento di numerose associazioni nazionali impegnate nel sociale tra cui quella “Penelope” che, recentemente, si è schierata a fianco della famiglia di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa a Limbadi il 6 maggio del 2016. Assieme al fratello di Maria, Vincenzo, ha incontrato nella sede della Procura di Vibo Valentia, il sostituto procuratore Concettina Iannazzo titolare delle indagini riguardanti la sparizione della donna. Peraltro, Nicodemo Gentile gode di grande notorietà per aver svolto il ruolo di legale in vicende di rilevanza nazionale quali l’omicidio di Meredith Kercher e di Melania Rea, nonché il caso della contessa dell’Olgiata nel quale ha difeso gli imputati.
In qualità di difensore di parte civile ha preso parte ai processi per la morte di Sarah Scazzi, dei fidanzati di Pordenone, Trifone e Teresa, nonché di Roberta Ragusa e di Guerrina Piscaglia. Tra un processo e l’altro, l’avv. Gentile ha racimolato anche gli spazi necessari per portare a compimento la sua ultima fatica “Laggiù tra il ferro”, storie di vita, storie di reclusi”, casa editrice Imprimatur. Il libro esce oggi in tutte le librerie con la prefazione dello psichiatra e criminologo Massimo Picozzi a parere del quale Gentile ha scritto <un libro speciale perché è un libro vero>. Protagonista delle vicende raccontate è il microcosmo carcerario con i suoi drammi, i suoi riti, le sue gerarchie. Un mondo che l’autore descrive attraverso le testimonianze dei reclusi, cioè di quelle persone <che ne respirano gli odori – afferma Gentile – ne ascoltano i rumori, si impregnano dei suoi umori, con la speranza dii uscire o con la consapevolezza che quella sarà la loro tomba>. Un viaggio dentro al penitenziario per parlare anche di suicidi, custodia cautelare, permessi premio, ergastolo, malattie mentali, sovraffollamento e altro ancora.