Sul futuro della piccola e media impresa impegnata nella zootecnia gravano nubi nere. I fondi destinati al “Benessere degli animali” finiscono sempre alle stesse aziende e ogni tipo di finanziamento viene calato entro criteri di selezione che vanno a tutto vantaggio di chi, probabilmente, non avrebbe manco diritto a godere di contributi. Forti dubbi anche sulla correttezza della gestione della misura 4 del Piano di sviluppo rurale 2014/2020. Per riflettere su quanto sta accadendo le aziende zootecniche aderenti alla costituenda “Unione temporanea allevatori” si sono riunite a Monte Poro. Ad ascoltare le ragioni degli allevatori erano presenti anche il consigliere regionale Michele Mirabello, i sindaci dei comuni interessati e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Il quadro che ne è venuto fuori non può che suscitare preoccupazione. La misura del Psr “Benessere degli animali”, varata nel 2010, ha distribuito nei cinque anni successivi circa 15 milioni di euro, mentre per il 2014/2020 complessivamente saranno distribuiti complessivamente ben 28.800.000 euro di cui 5 milioni solo nel 20126.
Le domande ammesse a finanziamento sono 940 in tutta la Calabria, ma, stante l’esiguità delle risorse, solo il 30% sarà soddisfatto. Dato questo che ha generato malumore a tutto campo, spingendo tutti i piccoli e medi allevatori a far fronte comune a tutela dei propri interessi. Dalla riunione di Monte Poro sono emerse considerazioni meritevoli d’attenzione. Perché – si chiedono gli allevatori – la Regione non ha individuato dei tetti massimi aziendali per di premio? Stabilendo un numero massimo di unità di bestiame da finanziare, si sarebbero potute agevolare più aziende evitando di dover amaramente constatare che <sei aziende assorbono gli stessi finanziamenti previsti per 211 piccole/medie aziende>. Peraltro, per gli allevatori dell’“Unione temporanea” appare del tutto iniquo aver consentito ai titolari di aziende che già avevano goduto di finanziamenti per il Psr 2007/2013 accedere anche al bando successivo. In sostanza, ci saranno aziende che godranno di contributi due volte e altre niente hanno avuto in passato e niente avranno in futuro. Altro interrogativo: perché 28.800.000 euro in sette anni se in Calabria i dati Istat parlano di 140mila aziende attive di cui 10mila con allevamenti zootecnici? La risposta non è semplice, ma, avendo preferito sempre le stesse aziende, ora il 70% di quelle che hanno chiesto finanziamenti e contributi, pur avendone diritto, non avranno un centesimo per mancanza di risorse. Per recuperare il bandolo della matassa, gli allevatori riunitisi a Monte Poro sono pronti a portare le mucche in piazza.