Il deputato Riccardo Nuti (M5S) presenta un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio ed al ministro dell’Interno per chiedere l’invio della commissione d’accesso al Comune, il sindaco Pino Morello risponde con una denuncia-querela. Lo scontro, insomma, s’infiamma ed in quello che sembrava dovesse essere solo un semplice “botta e risposta” tra le parti in causa fa capolino la carta bollata. Il parlamentare pentastellato, a base della sua interrogazione a risposta scritta, pone fatti che, a suo dire, si sarebbero verificati tra il 2011 ed il 2015 non disdegnando riferimenti a fatti accaduti nel 1983. Utilizzando atti della Dda di Catanzaro, nonché un articolo di un quotidiano romano, addebita colpe al sindaco Morello che <inserì nelle liste elettorali a proprio sostegno e nominò assessore un soggetto vicino alla famiglia Mancuso>. In particolare, si riferisce ad una consigliera il cui fratello sarebbe stato al servizio della cosca dominante <con mansioni di autista del boss e fidanzato con la figlia dello stesso>. Nuti ipotizza collegamenti con “Mafia capitale” perché i Mancuso <avrebbero assicurato gli affari di Salvatore Buzzi in Calabria> in cambio di appoggi in affari intrattenuti a Roma. Ricorda anche il caso dello scioglimento del consiglio comunale nel 1983 decretato dal presidente Sandro Pertini contro Francesco Mancuso che <sebbene latitante, risultò essere il primo eletto>. Da qui la richiesta dell’invio a Limbadi della commissione d’accesso.
La risposta di Morello arriva a stretto giro di posta mediante affidamento dell’incarico a procedere per vie legali all’avv. Raffaele Fioresta del Foro di Catanzaro. A farlo imbestialire è, soprattutto, il continuo riversare sul paese accuse infamanti che starebbero mettendo in crisi tutte le strutture produttive che operano sul territorio e hanno rapporti commerciali col mondo intero. <E’ veramente insolita la tempistica dell’intervento del deputato pentastellato – spiega Morello – che arriva immediatamente dopo la proposizione della mediazione obbligatoria e preliminare all’azione di risarcimento danni per diffamazione, intrapresa dal sindaco e da due assessori del Comune di Limbadi contro diversi soggetti, tra i quali il quotidiano “Il tempo”>. In verità <l’amministrazione comunale e la cittadinanza tutta – rimarca Morello – sono stufe di essere sempre e solo accostate alla criminalità organizzata. Seguendo il medesimo iter logico – aggiunge – anche il deputato Nuti è un mafioso, dato che a Palermo ci sono le famiglie mafiose più potenti della Sicilia e si sa, uno storico sindaco di Palermo era mafioso!>. Avesse fatto le opportune ricerche, insiste il sindaco, avrebbe potuto accertare che <nessun procedimento ha mai accertato corresponsabilità, connivenze od anche solo rapporti amicali con criminali in capo all’attuale giunta> e che l’attuale amministrazione è composta da persone che nel corso degli anni sono sempre scese in prima linea nella lotta alle mafie, pagandone a volte anche conseguenze pesanti>. Difficile per lui anche capire perché a presentaree l’interrogazione sia stato un deputato palermitano quando sul territorio è presente un’altra parlamentare del M5S.