Gli ispettori della Fabbri editori stanno girando tutte le scuole italiane non per portare libri, ma per ritirarli. E’ successo anche in città. Ed è una storia singolare. Nella sede della scuola Primaria “Trentacapilli” di via Sant’Aloe ci arrivano di buon mattino e a mani vuote. Se ne vanno a testa bassa e a mani piene. Se ne vanno, cioè, portandosi dietro le copie del sussidiario di storia e geografia, “Mappamondo 5”, edito da Fabbri-Rizzoli in collaborazione con Erickson, e in adozione nelle quinte classi. Maestri e bidelli li guardano con sorpresa e curiosità. Non capiscono il perchè dell’incursione e soprattutto non trovano spiegazione al perchè vadano via portandosi dietro le copie del sussidiario. Il tam tam della curiosità scatta imperioso e l’arcano, naturalmente, viene presto svelato. Le copie erano state ritirate perchè almeno in una pagina del testo viene riportata una frase quasi osè e, quindi, non in linea con il linguaggio da utilizzare con i bambini.
La spiegazione lascia tutti increduli, ma l’inconveniente esiste davvero. E la sorpresa non è poca. L’attenzione si paralizza su un proverbio che sicuramente è frutto della saggezza popolare e, comunque, appartiene a quelle tradizioni, orali e scritte, che si tramandano di generazione in generazione. Il proverbio pietra dello scandalo recita: “ Lu quazz ca’ nun vol fott ric’ ca’ trova gli pil p’nnand». Al testo dialettale gli autori, o meglio le autrici perchè a scrivere il “Mappamondo 5” sono state tre donne (Flavia Valeri, Natalia Chiodini e Rita Marzorati), fanno seguire la traduzione in italiano – <Chi non vuol far niente riesce sempre a trovare una scusa> – che, però, ha poco a che vedere con la traduzione letterale non sfuggita agli attenti lettori lucani – <Il c…o che non vuol far l’amore dice che trova i peli d’innanzi>.
Il proverbio appartiene anche alla tradizione calabrese che usa parole leggermente diverse, ma il significato non cambia. Tutto sommato non ci sarebbe niente di particolarmente scandaloso. In realtà, succede che i bambini ci ridono e sghignazzano sopra; i genitori, invece, riflettono, si informano, si confrontano. Non gradiscono. E scattano le proteste che investono la scuola, i maestri che hanno adottato il sussidiario, la casa editrice che l’ha stampato e diffuso e che, per evitare strascichi di diversa natura, ha pensato bene di far rientrare alla base tutti i testi già finiti nello zaino degli scolari.