COMUNE, VENTIDUE ANNI PER CHIUDERE IL DISSESTO

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Chiuso il dissesto finanziario del Comune. In sostanza, tutti i debiti che l’ente ha contratto tra il 1988 e il 1989 con imprese, enti, avvocati, progettisti, ecc., sono stati saldati. Ci son voluti ben ventidue anni per farlo. Un altro piccolo record che rispetta la media degli anni impiegati per risolvere un qualsiasi problema riguardante il territorio comunale. I tre commissari incaricati di portare a compimento la pratica, dopo un pluridecennale andirivieni da Catanzaro, sono riusciti, alla fine, a centrare l’obiettivo. In realtà, dalla chiusura del dissesto al Comune non deriva alcun vantaggio se non quello di aver messo i conti a posto e saldato ogni pendenza almeno relativamente al biennio indicato. Naturalmente, non è detto che per gli anni successivi al 1989 non possano essere stati contratti altri debiti fuori bilancio. Tutt’altro. Basterebbe andare a spulciare gli atti relativi al decennio successivo per imbattersi in situazioni piuttosto ingarbugliate. Una su tutte: le case realizzate con i contributi per l’edilizia sovvenzionata. Trentasei famiglie sono in apprensione perchè, dopo aver impegnato tutti i propri risparmi per acquistare una villetta sottoscrivendo mutui pluridecennali, si trovano alle prese con le richieste delle proprietarie del terreno sul quale le stesse villette sono state costruite. Non avendo mai ricevuto i soldi dell’esproprio, Cristina Cipriani e Yvonne Castella si sono rivolte al Tar per ottenere <la restituzione degli immobili in questione non essendo stato assunto uno specifico provvedimento di acquisizione degli stessi da parte dell’amministrazione comunale>. E il Tar ha dato loro ragione sentenziando che <i terreni sui quali sono stati realizzati gli immobili debbono essere retrocessi e riconsegnati alle legittime proprietarie> in quanto la procedura dell’esproprio non è mai stata completata. Il Comune si ritrova, in altre parole, a dover affrontare una situazione difficile per sanare la quale bisognerebbe impegnare cospicue risorse del bilancio senza la certezza, peraltro, di poterle recuperare. Probabilmente per venire a capo della delicata vertenza sarebbe stato necessario che l’ente comunale fosse più attento. In realtà sono stati alquanto distratti non solo i sindaci che si sono succeduti nel tempo, ma anche le due commissioni straordinarie che si sono alterante alla guida di palazzo Convento. Il prefetto in pensione Marcello Palmieri, responsabile della triade commissariale attualmente alla guida dell’ente comunale – ma lo era anche della prima commissione straordinaria arrivata in città nel 2005 – la “patata bollente” l’aveva lasciata in eredità al sindaco subentrante, ma se l’è ritrovata in tavola ancora calda durante il mandato in corso. Probabilmente ha pure provato a “pelarla”, ma risultati concreti al momento non ne sono venuti fuori. L’unico provvedimento di cui si ha notizia riguarda l’incarico dato al geometra Graziano Mandaliti, responsabile dell’area tecnica del Comune. Dovrà determinare sia l’estensione dell’area interessata dal progetto di edilizia sovvenzionata sia quella dell’area non utilizzata. Nell’intenzione del commissario straordinario il terreno non utilizzato dovrebbe essere restituito al proprietario. Il discorso non fa una piega, ma dopo vent’anni di inutile attesa al proprietario tornerà gradita una simile soluzione? La sensazione è che l’incarico dato al responsabile dell’area tecnica non approderà a nulla di significativo. Potremmo trovarci, invece, di fronte ad un’iniziativa “strategica” mirata solo a tutelare la commissione e a farle trascorre serenamente questi ultimi giorni di permanenza a palazzo Convento. La “patata bollente” delle case popolari, in sostanza, finirà nuovamente in mano al prossimo sindaco. E non è detto che non ce ne siano altre. Da una commissione straordinaria la cittadinanza si aspettava qualcosa di più e di diverso.

 

Pino BrosioAuthor

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