Nove medici cubani approdano allo “Jazzolino”, ma anziché essere assegnati al pronto soccorso dei tre presidi ospedalieri della provincia(Vibo, Serra San Bruno, Tropea) per come previsto nei programmi regionali, finiscono direttamente nei reparti. Le “teste di cuoio” che da sempre pilotano la sanità di casa nostra hanno motivato la scelta con la necessità di aiutare i medici d’oltreoceano a inserirsi nell’ambiente prima di schierarli in prima linea. Una verità questa che non convince Marianna Rodolico, apprezzato camice bianco da lustri in servizio nel pronto soccorso, che della vicenda dà una lettura alquanto diversa. Non a caso, decide di affidare ai social le sue riflessioni. <Bisogna che la gente sappia – esordisce – che quel che è normale nel resto del mondo e della Calabria in genere, a Vibo Valentia diventa anomalia. Anomalia è che se al pronto soccorso dei tre presidi vibonesi sono destinati i medici cubani per far fronte al carico di lavoro, come era previsto nei programmi regionali, peraltro trascritti da numerose testate giornalistiche, gli stessi vengano dirottati altrove. Ma la cosa peggiore è che si è fatto credere che i nuovi dottori avessero bisogno di un rodaggio da effettuare nei reparti, prima di essere operativi al pronto soccorso>. La sua analisi è incalzante ed incisiva. <Viene spontaneo chiedersi – prosegue – perché i medici cubani a Polistena, a Locri ed in altre sedi non abbiano avuto bisogno di questo passaggio, forse perché lì nessuno ha voluto testare la cultura dei medici cubani.
Loro erano destinati nei reparti appositi e lì hanno preso servizio, molti nel pronto soccorso. A Vibo Valentia, invece, la politica subdola e invidiosa ha giocato il ruolo dell’accaparrare; se il medico è preparato in modo specialistico, perché lasciarlo al pronto soccorso, meglio se sta in cardiologia, o in rianimazione, o in medicina. Lo si sonda e se è competente lo teniamo in reparto, se, ahimé, non è conforme al settore o non ha una cultura efficiente, lo si spedisce al pronto soccorso!!! Ebbene, questo dimostra che per i nostri dirigenti, la gente che arriva in pronto soccorso è di serie B, i medici che ci lavorano lo stesso! Perciò il bravo me lo tengo io, quello così così, facciamo contenti quelli del pronto e lo mandiamo lì!>. Parole dure, pronunciate senza timore e senza paura. Parole che rotolano come macigni nei corridoi delle strutture sanitarie e nel palazzo della politica. <Solo a Vibo – sostiene Marianna Rodolico – si può pensare così, tanto che questi ragazzi cubani, salvatori della patria e della salute, alla fin fine, diranno da soli, io al pronto soccorso sono sprecato! Peccato che questi invidiosi amministratori da quattro soldi – aggiunge – non capiscano che un pronto soccorso che funziona è un bene per tutto il resto dell’ospedale e della comunità intera. E allora perché lamentarsi quando i codici minori stanno in attesa anche 12 ore tanto da indurre il raccomandato a farsi raccomandare, magari da uno dei “capi” dell’azienda per scavalcare la fila? In tal caso – aggiunge – il medico si deve mettere a disposizione e lo deve fare immediatamente, (povero c…..e!) non c’è nè giallo e né rosso, c’è solo l’amico di chi ha telefonato! Non facciamo nulla per ridurre il sovraffollamento al pronto soccorso, poi però telefoniamo per l’amico!>.
Il guaio è che <nessuno – continua – si lamenta di questa gestione distruttiva della cosa pubblica! Tutti zitti con chi comanda, pronti ad alzare, invece, la voce o le mani col medico o infermiere al fronte. E magari a lamentarsi su sanibook che non si è stati adeguatamente serviti o ai è aspettato tanto perché il medico era lento e l’infermiere scorbutico>. Tanto lo sconforto, poca la fiducia nel futuro. <Non cambierà mai nulla – rimarca ancora il camice bianco del pronto soccorso dello “Jazzolino” – in questa realtà dove la politica vuole gli schiavi, dove il cittadino è schiavo della politica del favore e non ha il coraggio di ribellarsi. Non cambierà mai nulla sul personale al pronto soccorso perché i medici che fanno il concorso, ultimamente acquisiti senza specialità, dopo poco trovano l’amico politico o altro che gli consente di collocarsi in posizioni più consone e meno faticose, lasciando scoperto il posto. Non cambierà nulla se poi paghiamo a peso d’oro il medico della cooperativa, la prestazione aggiuntiva, il cubano, facciamo incarichi a medici in pensione e dall’altro lato raccomandiamo lo strutturato a prendere il volo. Questo – conclude – è ciò che si sussegue da anni: concorsi a vuoto o strutturati che vengono spostati per raccomandazioni e la gente, predica e grida con chi resta, con chi è rimasto perché ci crede, con chi vorrebbe cambiare questa realtà e rendere migliore e più libera la nostra terra a cominciare dalla sanità. Addio Cuba!>.