Tre denunce depositate in Procura da parte del sindaco Pino Marasco, la rabbia dei cittadini, una situazione d’emergenza finita tragicamente e altri casi seri risoltisi positivamente più per caso che per altro, non sono stati sufficienti a porre fine alla precarietà del servizio di guardia medica. L’unico spiraglio di luce nel buio fitto che avvolge il management aziendale arriva dagli stessi medici del servizio di continuità assistenziale. Riunitisi in assemblea, hanno sottoposto ad attenta analisi l’intera problematica e, a conclusione dei lavori, hanno redatto un documento da sottoporre all’attenzione del commissario straordinario Pino Giuliano. Rigorosamente fuori dal confronto tanto i rappresentanti politici che quelli sindacali. L’obiettivo condiviso sarebbe quello di garantire la massima copertura dei turni. I camici bianchi si soffermano, innanzitutto, sulla necessità di adeguare tutte le sedi adibite ad ambulatorio di continuità assistenziale intervenendo efficacemente sulla loro dotazione farmacologica, strumentale e strutturale. In numerose postazioni, infatti, scarseggerebbero farmaci, strumenti medici, computer, ecc. Tutte carenze delicate cui va ad aggiungersi l’inadeguatezza dei locali che devono accogliere gli utenti e nei quali i medici devono lavorare per dodici ore consecutive. Seconda proposta è quella di attivare dei corsi di aggiornamento professionale periodici per tutti i medici convenzionati al fine di poter uniformare la qualità dell’assistenza sanitaria fornita in tutto il territorio vibonese.
A questo punto, il documento entra nel vivo della questione proponendo l’istituzione di un registro dei medici reperibili e pronti a garantire la copertura dei turni nelle zone disagiate a condizione che venga modificata l’attuale quota oraria prevista dal contratto nazionale. Un aspetto questo che, comunque, dovrebbe passare attraverso la sottoscrizione di un nuovo contratto con l‘Asp. Ma è solo questione di eliminare le carenze esistenti e di impinguare la quota orario o, perché tutto funzioni al meglio, sarebbe necessario tirare fuori qualche premialità incentivante? I medici non ci girano attorno, ma vanno, con determinazione, al nocciolo del problema. In sostanza, le ore prestate in eccedenza a quelle previste dagli accordi nazionali, dovrebbero essere considerate come lavoro straordinario e retribuite adeguatamente per premiare l’impegno dei medici disponibili a sobbarcarsi carichi di lavoro superiori a quelli spettanti. In altre parole, se l’Asp vuole placare la rabbia della gente e vedere coperti tutti i turni di servizio nelle 39 postazioni dislocate nel Vibonese, deve allentare il cordone della borsa e scucire qualche euro in più. E non sarebbe neppure sbagliato atteso che attualmente i medici di continuità assistenziale percepiscono meno di venti euro l’ora e per tutte le uscite notturne devono utilizzare la propria macchina e pagarsi la benzina. Peraltro, nel recente “decreto bollette” sono state inserite misure per la sanità che potrebbero facilitare le scelte dell’Asp. Come reagirà il commissario Giuliano?