I due macchinari per la Tac vanno in tilt e il personale medico dei vari reparti dell’ospedale “Jazzolino” si ritrova a lavorare senza il prezioso supporto della diagnostica per immagini. Un disservizio alquanto grave che ormai dura da quasi una settimana senza che l’ufficio addetto alla manutenzione degli apparecchi riesca a venire a capo della situazione. Probabilmente, il disagio degli operatori e degli utenti sanitari è destinato a durare a lungo. Non a caso il management aziendale sta indirizzando tutti i casi più urgenti e delicati verso la struttura ospedaliera di Tropea. I malumori tra le persone che si devono sottoporre agli accertamenti diagnostici di certo non mancano. Per loro si tratta di raggiungere la struttura ospedaliera tropeana o con mezzi propri partendo da ogni angolo della provincia oppure, se ricoverate, utilizzando ambulanze peraltro non sempre disponibili magari perché impegnate in altre attività di soccorso sul territorio. A pagare il prezzo più alto per il disservizio sono, more solito, anziani e persone sole che si vedono sballottare da una parte all’altra con non poca sofferenza. Peraltro, il laboratorio di Tropea pare sia in grado di soddisfare solo le esigenze diagnostiche relative a cranio e addome. Per gli accertamenti senza contrasto gli utenti dovrebbero essere trasferiti a Lamezia o in altri centri della regione con tutte le difficoltà che ne conseguono per ammalati e familiari. Ma i problemi non finiscono qui. Per quanto sta accadendo, non fanno salti di gioia neppure gli addetti ai lavori partendo dai tecnici per arrivare agli stessi radiologi. Nel laboratorio dell’ospedale di Tropea il lavoro negli ultimi giorni è cresciuto in maniera esponenziale e il management aziendale sta cercando in qualche modo di fronteggiare l’emergenza disponendo il potenziamento dei turni con l’impiego di personale recuperato nell’ambito dell’Asp. Si spogliano più altari per vestirne almeno uno.
Alla fine della fiera, l’azienda sanitaria vive in sofferenza non solo per mancanza di personale, ma anche per la vetustà di gran parte delle sue apparecchiature che, evidentemente, avrebbero bisogno di una manutenzione più attenta. Oltre a preoccuparsi di redigere e approvare un Atto aziendale fatto di tante buone intenzioni, la direzione Asp dovrebbe, forse, valutare l’opportunità di dar mano ad un programma di innovazione tecnologica che preveda l’acquisto di macchinari al passo con i tempi da dare in dotazione a tutte le sue strutture. Il tutto a cominciare, magari, dall’acquisto di mammografi sfruttando il decreto n. 24 emanato dal Commissario ad acta regionale in data 12 gennaio 2023 e che, a parere di Rubens Curia, ex direttore generale dell’Asp nonché coordinatore dell’associazione “Comunità competente”, prevede l’impiego di ben 86 milioni già assegnati alla Calabria nel luglio del 2019. Sino ad oggi, nel Vibonese la richiesta pare sia stata avanzata solo dall’ospedale di Serra San Bruno. <Bisogna lottare insieme – sostiene Francesco Abbonante, direttore della Breast Unit dell’Ao Pugliese-Ciaccio di Catanzaro – per attivare una rete regionale fatta di ambulatori sul territorio associati alle Breast Unit per la lettura di secondo livello in tutti i casi dubbi>.