Il crack del Comune è cosa fatta. La terna commissariale (Adolfo Valente, Nicola Auricchio, Michela Fabio) riunitasi con i poteri del consiglio comunale ha, infatti, deliberato il dissesto dell’Ente ai sensi dell’art. 246 del decreto legislativo n.267/2000. Succede per la seconda volta nella storia politico-amministrativa della città e disegna linee grigie sul futuro della collettività costretta a fare i conti per il prossimo quinquennio con il rigore gestionale che inevitabilmente si abbatterà su tariffe, tributi e servizi. A orientare le scelte della commissione ha contribuito in maniera decisiva l’accumulo di debiti che non avrebbe consentito per il 2018-2020 il raggiungimento degli equilibri necessari per la redazione del bilancio. Questo almeno il parere dei responsabili dell’area finanziaria (Angelo Grande, Pino Curciarello) i quali, a conclusione delle verifiche effettuate, hanno potuto accertare un debito totale pari a 10.332.487 euro di cui 4.721.266 euro di debiti di bilancio e 5.611.221 di debiti fuori bilancio. Sono cifre che suscitano non poche perplessità, anche perché nella massa debitoria vengono incluse situazioni risalenti al 1981 e, quindi, semmai da saldare col primo dissesto e non con quello appena varato. Non convincono neppure altri debiti tra cui quello legato ad un esproprio non pagato e che si trascina da più lustri. A questo punto, comunque, il dado è tratto. E toccherà ai commissari liquidatori, che saranno nominati con decreto del Presidente della Repubblica, effettuare le valutazioni decisive, e caso per caso, prima di procedere alle transazioni definitive.
Il default dell’Ente, naturalmente, graverà sulle spalle dei cittadini chiamati a pagare il conto della mala gestione maturata nel corso degli anni e che ha trasformato palazzo Convento in una sorta di pozzo di San Patrizio. Più i contribuenti versano e meno risorse si trovano a disposizione. Calcolando la massa debitoria del primo dissesto (circa sei milioni di euro), quella dell’attuale (oltre dieci milioni di euro), la vicenda Sogefil (altri otto milioni), il mutuo contratto con la Cassa depositi e prestiti dalla disciolta Giunta Pagano (circa sei milioni) si assomma un disavanzo che, nell’arco di qualche decennio, sfiora i trenta milioni. Cifre spaventose che hanno sempre condizionato e continuano a condizionare i progetti di sviluppo del territorio. La rassegnazione fa tristemente capolino tra la gente che si limita ad auspicare che il dissesto fresco d’inchiostro segni una frattura tra passato e futuro gettando le basi per una ripartenza da zero fondata su criteri seri. Dopo le tante positività della scorsa stagione estiva, che aveva registrato un consistente rilancio del settore turistico, in tanti si erano illusi che qualcosa potesse cambiare e che gli investimenti potessero riprendere il loro corso ridando ossigeno all’occupazione. Alla luce della scelta fatta dalla triade commissariale, probabilmente, c’è da tornare con i piedi per terra. Per cinque anni il dissesto inciderà non solo a livello economico e finanziario, bensì anche a livello sociale. I cittadini, le famiglie, se ne accorgeranno quando si troveranno a pagare di più servizi quali il trasporto alunni, la mensa scolastica, ecc.
Il dissesto, dunque, è atto definitivo. Anche volendo, non si potrà tornare indietro. La delibera, accompagnata da apposita relazione economico-finanziaria, dovrà essere trasmessa entro cinque giorni al ministero dell’Interno ed alla Corte dei Conti. Sarà, poi, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale assieme al decreto con cui il Presidente della Repubblica nominerà i componenti dell’Organo straordinario di liquidazione. Sin da ieri sono sospese le procedure esecutive in corso e i pignoramenti che dovessero essere eseguiti non avranno effetti. Le situazioni debitorie non produrranno più interessi o rivalutazioni monetarie. Il Comune non potrà contrarre mutui né assumere personale, mentre le aliquote e le tariffe continueranno ad essere al massimo livello. Lo smaltimento dei rifiuti graverà completamente sul cittadino attraverso l’applicazione di tariffe che dovranno coprire gli interi costi di gestione del servizio. L’Organo straordinario di liquidazione (Osl) si insedierà in tempi brevi a palazzo Convento. Avrà la possibilità di accedere a tutti gli atti e di disporre di personale e mezzi per l’espletamento delle attività di competenza. Può anche acquisire le consulenze ritenute opportune. L’Osl, qualora dovesse individuare responsabilità per danni provocati all’Ente o all’erario, può sporgere apposita denuncia alla Procura generale della Corte dei Conti e segnalare ogni inconveniente al ministero dell’Interno.