Sale a tre il numero dei giovani migranti morti dopo lo sbarco dello scorso 5 febbraio nel porto di Vibo Marina. Dopo i due ragazzi del Mali e dell’Etiopia, rispettivamente di 15 e 20 anni deceduti subito il loro arrivo in Calabria, s’è spenta anche una quindicenne. Sono morti tutti e tre per per gli stenti patiti durante il loro viaggio affrontato per inseguire un sogno. Morti per non avere avuto un tozzo di pane da mangiare, un sorso d’acqua da bere, una brezza di misericordia da chi li accompagnava. Una tragedia che scuote le coscienze e spinge Franco Corbelli, leader del Movimento dei diritti civili, a scendere in campo per avvolgere i tre sfortunati ragazzi con la bandiera della “humana pietas”. <A chi criminalizza i migranti, alza dei muri della vergogna, minaccia ignobilmente pulizia di massa, via per via – afferma – va ricordata la tragedia di questi ragazzi che hanno terminato la loro breve esistenza terrena in modo così orribile e atroce! E’ qualcosa che sconvolge e spezza il cuore>.
Corbelli non vuole che sulla triste fine dei tre giovani migranti s’adagi il velo dell’indifferenza. <Nessuno purtroppo si occupa di loro – sottolinea – a parte gli operatori e i volontari che li hanno accolti e assistiti al loro arrivo nel porto di Vibo e negli ospedali della città e della provincia. Di loro hanno parlato solo, con la consueta sensibilità, alcuni importanti media calabresi. Per il resto – continua – solo silenzio e indifferenza, come se quelle morti, per disidratazione e malnutrizione, non fossero un fatto drammatico, una tragedia immane e orribile>. Per non dimenticarli, perché qualcuno, nel tempo, sulla loro tomba possa poggiare un fiore <a questi poveri e sfortunati giovani, alcuni anche senza nome e senza volto, darò assai presto – assicura il leader dei Diritti civili – una degna sepoltura nel Cimitero dei Migranti che stiamo per realizzare a Tarsia, In Calabria. Darò dignità alla loro morte. Almeno questo loro sacrosanto diritto lo farò rispettare>.