Il mare calabrese immune da inquinamento radioattivo e gli ammassi rocciosi di Capo Vaticano sono i più antichi d’Italia

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A lanciare l’allarme erano state “Le Iene” un paio di mesi fa. Con un lungo servizio girato sulle spiagge del Catanzarese e del Reggino avevano spaventato tutti paventando la presenza di inquinamento radiottivo nel mare calabrese. Immediatamente scattavano le indagini con prelievi a campione effettuati dall’Arpacal. I risultati negavano presenza di rischi radioattivi. Sulla questione torna ora il geologo Mario Pileggi, membro del consiglio nazionale “Amici della Terra”. Con un approfondito studio sulla delicata problematica analizza lo stato di salute del mare calabrese arrivando alla conclusione che <il quadro completo ed integrato della situazione della contaminazione dei litorali della Calabria, emerso dalle approfondite indagini del secolo scorso, era già rassicurante. E tale continua ad essere sulle spiagge di Calalunga e dello Jonio catanzarese anche dopo le recentissime analisi effettuate a seguito dei sospetti sorti dai servizi de “Le Iene” negli scorsi mesi di novembre e dicembre>.

Affermazioni frutto di accurati studi che Pileggi porta a compimento nella consapevolezza che il popolo calabrese va informato, con dati certi e verificabili, sulle condizioni di mare e spiagge non solo per quanto riguarda il litorale di Montauro ed il golfo di Squillace, ma per tutti i 716 km di costa. Si parte necessariamente dalle spiagge delle citate località. Tutte le ricerche effettuate su varie spiagge della zona confermano, secondo il geologo di “Amici della Terra”, i risultati della campagna di monitoraggio della radioattività ambientale lungo tutte le coste delle regioni Calabria e Basilicata effettuata nel 1996 e 1997 dall’ANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente)>. Confermano, cioè, <i dati e l’assenza di problemi per la salute e d’inquinamento radioattivo rilevati anche a seguito delle tempestive verifiche e indagini disposte dal Prefetto e dal Procuratore Gratteri ed eseguite dai tecnici dell’Arpacal e dal nucleo operativo Nbcr (nucleare, biologico, chimico, radiologico) dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri>.

Peraltro, a parere di Pileggi, <anomalie radiometriche sulle spiagge calabresi sono note e connesse alla natura della struttura geologica e alla grande diffusione di giacimenti minerari> e non va dimenticato che <sulla Terra, fin dalla sua formazione, esistono sostanze radioattive naturali nelle rocce, nelle acque e nell’aria e che la quantità di radionuclidi varia anche molto da zona a zona e nel tempo>. Da studi e ricerche condotti mezzo secolo fa veniva documentata anche la presenza sulle spiagge calabresi di minerali pesanti <sia di interesse industriale (magnetite, granati, ilmenite, rutilio, sillimanite), sia di specifico interesse nucleare (ortite, zircone e monazite)>. Tra l’altro le ricerche accertavano elevate concentrazioni di monazite anche sulle montagne delle Serre, in alcuni tratti di litorale del Lametino e nel golfo di Squillace, mentre la più alta intensità di dose gamma veniva riscontrata sulla spiaggia di Santa Maria di Capo Vaticano e su quella di Calalunga.

Pileggi, in sostanza, tenderebbe a dimostrare che <i valori più elevati di radioattività naturale e senza alcuna rilevanza sanitaria rilevati in corrispondenza dei tratti costieri di Montauro e Capo Vaticano non rappresentano una novità>. Tra l’altro <gli stessi due tratti di costa sono formati – sottolinea – da ammassi granitici del Paleozoico>. Ammassi con milioni di anni di storia che non fanno altro che <rendere unici gli stessi due tratti di litorale in tutta una penisola italiana formata prevalentemente da altre rocce più recenti della catena alpina>. Non ci sarebbe, quindi, nulla da temere.

Lo studio del geologo Mario Pileggi esalta anche le specificità del patrimonio costiero calabrese con i suoi 716 km di costa di cui 670 fatti di spiagge con sabbia naturale tutti gli anni meta di centinaia di migliaia di turisti. La presenza, poi, di un microclima particolarmente gradevole favorisce <una grande varietà di habitat e forme di vita vegetale e animale in ambiente acquatico e terrestre>.

Gli ammassi rocciosi risalenti al Paleozoico, peraltro, consentono una straordinaria biodiversità e le specificità degli ecosistemi calabresi>. La fauna marina annovera numerose specie rare(mammiferi, molluschi, crostacei, squali, rettili marini, echinodermi, spugne, antozoi, pesci e uccelli marini) sottoposte a salvaguardia dalle direttive europee. Un litorale stupendo non intaccato, secondo Pileggi, neppure dalle notizie su contaminazioni derivanti dall’affondamento di navi che trasportavano rifiuti radioattivi. Tutte le indagini ad ampio raggio portate avanti dai più accreditati enti di ricerca <non hanno rilevato – conclude il geologo di “Amici della Terra” – nella catena trofica dell’ambiente costiero calabrese la presenza di radionuclidi di origine antropica e di rilevanza per la salute umana>.

Pino BrosioAuthor