Il bando di gara per l’affidamento della progettazione, costruzione e gestione del porto turistico, nonché della gestione dei servizi accessori e complementari mediante project financing, è andato deserto. Svanisce così un’altra grossa opportunità per rilanciare lo sviluppo del territorio proprio quando tutto sembrava muoversi in maniera concreta verso un epilogo positivo delle procedure. Eppure, pubblicato il bando, non era mancato l’interessamento di qualche impresa, né erano mancati i sopralluoghi nella zona che avrebbe dovuto ospitare l’importante infrastruttura. Tutto lascia immaginare che lo scioglimento del consiglio comunale possa aver scoraggiato la partecipazione delle societàche avevano manifestato interesse per la realizzazione del progetto. Ora il pallino passa in mano alla triade commissariale che, con ogni probabilità, oggi si insedierà guida dell’ente. C’è solo da sperare nell’arrivo di persone disposte a rilanciare l’iniziativa anche perchè, dovesse finire tutto nel nulla, il Comune si troverebbe nelle condizioni di dover versare alla stazione unica appaltante provinciale la bella somma di 57.827 euro in cambio di nulla. Una situazione alquanto incresciosa e che, comunque, la commissione si troverà a dover affrontare adoperandosi, magari, per il rilancio delle procedure. Le condizioni c’erano e ci sono ancora tutte.
L’infrastruttura, infatti, rientra nel Programma triennale delle opere pubbliche e per la sua realizzazione, la Giunta guidata dall’ex sindaco Franco Pagano, con delibera n. 165 del 18/01/ 2016, aveva dato incarico al responsabile dell’Area finanziaria di individuare un operatore economico a cui affidare l’incarico di advisor tecnico <per l’ottimizzazione e la sostenibilità del bilancio comunale con priorità alla realizzazione di un’area portuale>. Incarico che, espletate le opportune ricerche, veniva affidato alla società “Asp finance spa” con sede legale in Roma alla quale venivano forniti schema di avviso disciplinare, elaborati da porre a base di gara, il piano economico e finanziario asseverato e lo studio di fattibilità per la costruzione del porto turistico e la gestione dei servizi accessori. Un progetto che prevede, oltre al porto e ai servizi accessori, distribuzione di carburanti, banchina gommoni, rimessaggio, bar, spazi commerciali, officina, ristoranti e altro ancora. Tutte strutture per la cui realizzazione, non essendo disponibile alcun contributo pubblico, veniva previsto il ricorso al project financing e, quindi, all’investimento di un importo pari a 19,980.000 euro. La firma della convenzione tra Comune e “Asp finance” lasciava pensare ad una nuova stagione per la città e alla fine di decenni di attese deluse. I dati parlano di diecimila posti barca ancora mancanti dalla Campania in giù e, di conseguenza, le prospettive per gli investitori s’appalesavano confortanti. La “location” nicoterese, peraltro, con la sua superba bellezza, spazzava via le sie pur minime perplessità dei responsabili di “Aspfinance” che visitavano il litorale nicoterese per poi ripartire carichi di buone intenzioni.
Tra l’altro, nell’elenco dei nuovi siti da realizzare inserito nel masterplan della portualità regionale (Nicotera, Longobardi, Lazzaro, Rossano, Trebisacce, Amendolara, Roseto Capo Spulico, Rocca Imperiale, Strongoli, Lamezia Terme), quello di Nicotera appare dotato di tutti i requisiti necessari per convincere i gruppi finanziari sulla redditività del loro eventuale investimento. L’infrastruttura, infatti, avrebbe trovato sicuro sostegno in un piano di sviluppo integrato del territorio destinato a mettere a disposizione dei diportisti percorsi culturali ed enogastronomici di elevato livello. Le imprese interessate, peraltro, non escludevano la possibilità di collegare il porto turistico non solo con la dieta mediterranea, ma allungavano lo sguardo sino alle Eolie prevedendone possibili collegamenti. Intanto, però, va tutto in archivio. La dannazione di Nicotera si rinnova. Ma è solo questione di sfortuna?