Il terzo scioglimento consecutivo è un provvedimento davvero difficile da accettare. Comunque si inquadri la situazione, quali che siano le responsabilità e le forme di condizionamento accertate dalla commissione d’accesso e fatte proprie da Prefettura e ministero dell’Interno (foto accanto), il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri mercoledì scorso fa riflettere. Di più. Comincia a generare rabbia e reazioni. I primi commenti muovono tutti nella stessa direzione: per colpire un’amministrazione ritenuta oggetto di <accertate forme di condizionamento> non si possono cancellare storia, tradizioni, cultura, immagine di un territorio sul cui futuro incombono nubi nere più che grigie. E, allora, germogliano le prime forme di malcontento, le prime manifestazioni di disappunto. E arrivano anche le prime proposte sulle iniziative da intraprendere per difendere la dignità della città. C’è chi suggerisce la restituzione delle tessere elettorali e la rinuncia al voto per il referendum perchè <i cittadini mafiosi non ne hanno diritto>, così come non manca chi propone un comitato per chiamare ai danni lo Stato che, in un contesto ritenuto ad alta densità mafiosa, si intestardisce nel perseguire le “vittime” dei condizionamenti e non gli autori.
In realtà, il comunicato con cui il Consiglio dei ministri sancisce lo scioglimento del Consiglio – <In considerazione di gravi condizionamenti criminali accertati nel Comune di Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, il Consiglio dei ministri ha deciso, su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano, di affidarne la gestione ad una commissione straordinaria> – appare, nella sua stringatezza, un modo troppo semplicistico non solo per condannare un’amministrazione comunale ormai autodissoltasi, ma anche per rinnovare l’umiliazione di un’intera collettività alla quale non si comprende quali colpe possano essere addebitate. Per certo, lascia perplessi il ragionamento di chi afferma che i cittadini sono comunque responsabili di aver portato a Palazzo Convento, col loro voto, una compagine sensibile alle pressioni della criminalità. Nell’ultima campagna elettorale erano il lizza cinque liste. Quella guidata dall’ex sindaco Franco Pagano ha vinto per aver incamerato il consenso di circa 1300 voti, ma si dà il caso che in città gli elettori siano oltre cinquemila. Perchè, allora, punire con lo scioglimento anche i cittadini che non hanno votato per la lista vincente? Probabilmente, la verità è un’altra ed è destinata a venire a galla. La verità, a parere di molti, è che sciogliere per tre volte consecutive in undici anni il consiglio comunale vuol dire non solo e non tanto che cittadini e amministratori sono stati poco attenti, ma, soprattutto, che anche lo Stato è venuto meno ai propri compiti, non si è adoperato per bonificare la realtà nicoterese da tutte le sue eventuali incrostazioni, mentre le due precedenti commissioni ne hanno accentuato i disagi. Vuol dire che il fallimento della comunità va distribuito a 360° e che le istituzioni devono farsi carico di un pesante fardello.
Se Nicotera è diventata capitale di mafia, se nel Vibonese tutto è mafia, non può essere crocefissa solo la cittadinanza. Bisogna cambiare spartito. Riflettori accesi, allora, sulla legge relativa allo scioglimento degli enti locali sulla cui inefficacia non dovrebbero esserci più dubbi. Non a caso da tempo è all’attenzione delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato un disegno di legge che modifica vistosamente le misure di contrasto alla criminalità organizzata. I tempi per la sua approvazione non saranno brevi specialmente se il Senato dovesse cambiare, col referendum, la sua originaria natura. Le novità del disegno di legge sono, in ogni caso, parecchie e prevedono anche una diversa composizione delle commissioni. Intanto, la triade in arrivo al Comune andrà avanti secondo le norme in vigore. Salvo proroghe, che potrebbero spostare il ritorno alle urne nella primavera del 2019, avrà tempo sino all’autunno del 2018 per riparare i guasti delle precedenti gestioni. Intanto, una volta subentrata al commissario prefettizio Lucia Iannuzzi, la commissione si troverà ad affrontare una miriade di problemi di sicuro rilievo per la crescita del territorio comunale. Sono in stand by il Piano strutturale già adottato dal Consiglio, ma fermo alla valutazione delle decine di osservazioni presentate dai cittadini, nonché il Piano spiaggia pure già adottato, ma in attesa degli impulsi decisivi. Scade il prossimo 5 dicembre il bando per la realizzazione del porto e bisognerà capire quali saranno gli orientamenti della Commissione. Curiosità c’è pure sulla questione Sogefil. L’ex sindaco Franco Pagano ha citato in giudizio per danni la precedente commissione straordinaria ed il ministero dell’Interno. La nuova triade seguirà con la necessaria attenzione l’iter della lite giudiziaria?