Porre un limite all’invasione dei cinghiali mediante <eradicazione totale della specie nelle zone a vocazione agricola> da attuare con <con interventi di abbattimento selettivo> nei parchi e nelle aree protette affidando il compito alle forze dell’ordine (Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia e autorizzando <l’autodifesa degli agricoltori nei propri fondi durante tutto l’anno>. Lo chiede Nicola Monteleone, vicepresidente vicario della Cia-Agricoltori Sud, nel comunicare al Comitato per la difesa dell’Agricoltura di Maierato e al presidente della giunta regionale Mario Oliverio la piena adesione alla giornata di protesta che si terrà davanti alla cittadella regionale di Germaneto il prossimo 12 dicembre. La situazione sfugge ormai ad ogni controllo. Agricoltori e allevatori sono al limite della sopportazione. Da anni denunciano danni alle coltivazioni e invocano interventi da parte delle istituzioni, ma il loro grido d’allarme cade nel vuoto. Negli ultimi tempi si sono intensificati gli incontri e sono aumentate le promesse di immediati interventi. In realtà non è cambiato nulla.
Il fenomeno sottovalutato era e sottovalutato resta. I cinghiali abbandonano le loro tane al calar della sera, per tutta la notte si muovono in gruppo, entrano nei campi, devastano le colture e si avvicinano pericolosamente anche ai centri abitati. Spesso invadono le strade, provocano incidenti, mettono a rischio l’incolumità delle persone. Come se non bastasse, sono anche portatori di malattie infettive (brucellosi, tubercolosi, trichinosi e zoonosi di varia natura) a danno del bestiame allevato. A base della delicata problematica contadini e allevatori pongono anche la responsabilità delle Province, che negli anni passati, per soddisfare le richieste del mondo venatorio, non hanno esitato a promuovere campagne di ripopolamento liberando nei boschi delle Serre e in zone collinari esemplari di ungulati di specie alloctone di elevata prolificità a differenza delle specie autoctone.
Non c’è stato però alcun controllo sull’evoluzione sull’eccessivo ripopolamento che ne è seguito. I cinghiali sarebbero stati liberati anche in zone dove la loro presenza non c’era mai stata. Le aziende agricole sono in crisi totale e non sono poche quelle che stanno rinunciando a coltivare le terre. Né i contadini, per le devastazioni dei raccolti quotidianamente subite, possono contare sul tempestivo risarcimento dei danni. I fondi regionali sono, infatti, irrisori e, peraltro, non vengono mai rispettati i tempi previsti per l’erogazione degli importi assegnati dopo l’accertamento del danno. La pratica, stando alla legge regionale n. 157/92, art. 26, comma 3, dovrebbe concludersi entri 180 giorni dall’accertamento del danno, ma gli aventi diritto aspettano invano i risarcimenti per gli anni compresi tra il 2011 ed il 2016.