Il seminario tenutosi in uno dei beni confiscati alla ‘ndrangheta è andato in archivio. S’è lasciato dietro un coro di commenti positivi derivanti non solo dallo spessore degli interventi dei relatori che si sono alternati di fronte ad un centinaio di studenti e numerosi ospiti, ma anche dall’efficienza della macchina organizzativa pilotata da una triade rosa composta dal procuratore Marisa Manzini, dal dirigente scolastico del “Piria” di Rosarno, Mariarosaria Russo, nonché dal presidente dell’associazione “Riferimenti, Adriana Musella. A bocce ferme, tuttavia, non mancano le riflessioni critiche costruttive né qualche perplessità sul futuro del Centro studi. Intanto, c’è un dato da rimarcare: gli studenti provenienti da Rosarno, Locri e Laureana di Borrello hanno seguito con lodevole interesse le sessioni del workshop dedicato alla storia della mafia e al ruolo delle donne nel contesto malavitoso. L’esperienza deve proseguire coinvolgendo anche le scuole superiori del Vibonese senza sottovalutare l’opportunità di avviare iniziative mirate a far sì che nei vari istituti e nella stessa scuola secondaria di primo grado venga data priorità assoluta al progetto sulla legalità.
In questa direzione c’è già l’impegno di Adriana Musella e Mariarosaria Russo a prendere contatti con tutti i dirigenti scolastici della provincia. Secondo dato. I seminari, per quanto validi, non possono bastare anche perchè <se non hanno un seguito – afferma il primo cittadino limbadese Pino Morello – sono fini a se stessi e, quindi, servono a poco>. D’altra parte <bisogna far di tutto perchè l’Università dell’Antimafia funzioni e dia risultati – aggiunge – perchè solo così Limbadi si monda dal clamore mediatico negativo. Solo così può partire da Limbadi un progetto di rigenerazione che può tornare utile non solo a questo paese, ma anche alla Calabria, all’Italia e all’Europa>. E perchè tutto funzioni è necessario che partano i corsi residenziali destinati agli studenti. Nel pentolone degli organizzatori bolle di tutto. Le prospettive sono buone, i finanziamenti pare non debbano mancare, ma il problema è un altro. Il residence che dovrà ospitare i partecipanti ai corsi è ancora in buona parte da arredare. <Ci tengo a precisare – afferma il sindaco Morello – che il completamento dei locali non è competenza del Comune. A noi spetta solo il compito di assicurare i collegamenti telefonici, pagare le bollette enel, pulire i cortili esterni, assicurare la manutenzione degli ascensori. Tutto il resto è competenza ministeriale>.
Stranamente, però, il ministero dell’Interno tarda a dare risposta alle richieste di “Riferimenti” mirate ad eliminare ogni residuo inconveniente. Nell’ottobre 2015, Adriana Musella ha inviato una dettagliata lettera al Prefetto di Vibo Valentia, allo stesso sindaco di Limbadi, a Dario Caputo, responsabile del Pon Sicurezza del ministero dell’Interno, e al viceministro Filippo Bubbico. Questi, peraltro, era presente sabato scorso ai lavori di chiusura del seminario, ma, almeno pubblicamente, nessuno gli ha sollecitato la velocizzazione delle pratiche. In realtà, la somma da investire per rendere fruibili gli alloggi del residence non è cosa da poco. La lista inviata al ministero dell’Interno dalla responsabile di “Riferimenti” consta di quattro cartelle fitte fitte e tutte le cose richieste appaionp indispensabili per garantire la funzionalità dei locali destinati ai corsisti. Stando a quanto scrive la Musella nel residence manca praticamente tutto a cominciare da carta igienica, sapone, asciugamani, padelle, coltelli, forchette, pentole e finire ad armadi, scaffali, lavastoviglie, lenzuola, sedie, cuscini, trapunte. Mancano anche tovaglie, piatti, bicchieri, tazze caffè e, soprattutto, una cucina quattro fuochi per dare agli studenti la possibilità di autogestirsi. In sostanza, a poco più di due anni dalle richieste avanzate da “Riferimenti”, non s’è mossa foglia.