Il vento della storia soffia sulle alterne vicende umane. Non guarda in faccia nessuno. Spazza via idoli e ideologie, feudi e imperi, miti e leggende. Uomini e ominicchi. Riavvolge il filo della vita, fa ricominciare tutto daccapo. Con nuove regole fatte per obbedire ad una nuova morale. Sino a quando non tornerà a soffiare ancora facendo schiudere nuovi mondi. Questa volta l’uragano investe la laboriosa Padania, travolge il suo “profeta” Umberto Bossi ed i suoi tanti discepoli di minore spessore <ma non per questo meno nocivi e ugualmente inclini a mantenere e a garantire privilegi e prebende milionarie per se stessi e per una ristretta aristocrazia che è risultata essere un’accozzaglia di potere>. A ragionare in questi termini è il coordinatore provinciale di Futuro e libertà per l’Italia, Tino Mazzitelli. Di fronte al disastro leghista, non sceglie la via del silenzio. Non si lascia contaminare dalla linea di indifferenza messa in campo da altre forze politiche che vanno per la maggiore. Vuole analizzare i fatti, andare a fondo. Capire cosa possa avere spinto una compagine ringhiante come quella bossiana a tuffarsi nel mare delle turpitudini politiche che sembrava dovessero essere appannaggio solo degli altri schieramenti. Una compagine, in altre parole, che <non ha un pedigree culturale né raffinato né decente – afferma Mazzitelli – e che ha dimostrato come i propositi di radicale rinnovamento morale e politico che proclamava a voce alta di voler realizzare si siano infranti miseramente>. Predicando bene e razzolando male, Umberto Bossi era arrivato al vertice della piramide. Il suo tonfo improvviso non può che far tanto rumore. La gente, anche quella che lo osannava, in sostanza s’è trovato davanti <il prototipo imbarazzante – prosegue il coordinatore di Fli – del tartufismo politico che oggi impera nel parlamento italiano>. Un leader <impetuoso contro i vizi altrui – continua – sempre assolutorio nei confronti dei suoi, all’apparenza un uomo rigido, integerrimo, incorruttibile e perciò implacabile contro le umane debolezze, in realtà un Savonarola all’incontrario, un moralista immorale e predicatorio> sempre pronto a puntare il dito contro Roma ladrona e ad offendere quel Tricolore per il quale i nostri soldati continuano a morire nelle più sperdute e violente contrade del mondo. Un politico che furbescamente si era omologato <assieme alla sua creatura – rimarca – al clima di basso impero dominante quale viene fuori dalla stupefacente analisi giudiziaria ancora da completare>. Un’analisi che potrebbe riservare ancora sorprese perchè <quello che è emerso sinora – sostiene Mazzitelli – è poca cosa rispetto alle ruberie, all’assenza di pulizia e di onestà. C’è sicuramente molto di più>. A suo parere <c’è il rapporto con esponenti della ‘ndrangheta finalizzato al riciclaggio di denaro sporco di provenienza illecita nel più ampio calderone dei lauti proventi provenienti dal finanziamento pubblico gestito allegramente e senza scupoli dal servile Belsito>. Insomma, <una debacle> completa, un fallimento sul piano dell’etica politica per Bossi e per la Lega che <si sono fatti trovare – sottolinea Mazzitelli – con le mani nella marmellata>. A questo punto, insiste l’esponente di Fli, <è di fondamentale importanza cercare di capire se l’interesse Lega-‘ndrangheta sia stato soltanto un fortuito evento politico e non viceversa uno stretto sodalizio politico-affaristico>. Di fronte a tanto “scempio” <c’è un Paese pulito e onesto – aggiunge – che fa il proprio dovere> e al quale bisogna garantire <un futuro dignitoso>. I peones della Lega, Maroni in testa, superato il momento elettorale, arriveranno alla resa dei conti, ma ora <continueranno a difendere – prosegue – il loro leader e a polemizzare con la giustizia>. Ora, conclude Mazzitelli, c’è un solo modo per non affondare: <Parlare di complotti ad orologeria>. Poi, si vedrà.
23aprile
FUTURO E LIBERTÀ’, TINO MAZZITELLI: “La Lega e Bossi? C’è il rapporto con esponenti della ‘ndrangheta”.
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