Nella foto in evidenza: un edificio in piazza Roma.
Il centro storico risulta inserito tra i 150 borghi più belli d’Italia, in realtà le tracce del tempo che passa sono sempre più evidenti. L’incuria, il degrado progressivo, gli intonaci cadenti tendono ad abbruttire ogni cosa. Colpa della disattenzione delle amministrazioni comunali succedutesi nel tempo, colpa dell’uomo, colpa degli agenti atmosferici. E laddove tutti questi fattori messi assieme non riescono a far respirare aria di abbandono, a rendere lo spettacolo del tutto indecoroso ci pensa l’Enel. Una storia vecchia, denunciata più volte. Una partita che di tanto in tanto si riapre per subito richiudersi e tornare punto e a capo. Finchè va tutto bene. Al di là degli aspetti estetici, si pone, infatti, un problema di sicurezza che non andrebbe assolutamente trascurato specialmente in tutti quegli angoli dove è possibile osservare serpentoni di cavi penzolare da una casa all’altra, da un balcone all’altro. Sino ad arrivare a circa un metro dalla sede stradale con tutti i rischi che non è difficile immaginare. Basta osservare le pareti del museo d’arte sacra, in piazza Garibaldi, per rendersi conto che parlare di pericolo non è un’esagerazione. E’ un minimizzare il rischio esistente. Eppure la cosa non sembra turbare più di tanto. Sicuramente non turba né la struttura tecnica né quella amministrativa dell’Enel. Evidentemente s’aspetta che succeda qualcosa. Anche la commissione straordinaria farebbe bene, comunque, a non sottovalutare una situazione incresciosa che la cittadinanza comincia a non tollerare, ma che non appare neppure facile rimuovere stante l’assoluta superficialità con cui vengono trattate le lamentele della gente e soprattutto dei proprieatari dei palazzi che vanno da piazza Cavuor sino a via Castello, da piazza Garibaldi a corso Umberto I e, quindi, lungo tutte le vie del centro. Chiunque, infatti, volesse ristrutturare la propria abitazione e ristrutturare le parti esterne va incontro ad una serie di difficoltà il cui superamento comporta spese e perdita di tempo. I cavi dell’elettricità saltano da un palazzo all’altro e le tenute vengono piazzate in tutte le pareti senza badare a nulla. Dovendo procedere ai lavori, per far togliere i fili o metterli in sicurezza, l’iter burocratico non è cosa da poco. Il proprietario, infatti, deve inoltrare formale richiesta di rimozione dei cavi agli uffici Enel di Roma accompagnando l’istanza con un versamento di 120 euro per ottenere l’intervento di una squadra di tecnici che deve valutare la situazione.
Se i cavi sono effettivamente pericolosi e si intravedono responsabilità dell’Enel, gli stessi vengono eliminati gratuitamente.
Se, invece, la rete non costituisce pericolo tutte le spese ricadono sul proprietario dell’immobile in ristrutturazione. Trattandosi di spese consistenti normalmente si rinuncia alla rimozione dei fili per cui è possibile ammirare belle facciate rimesse a nuovo rovinate dallo squallido spettacolo offerto dai tubi e fili Enel. Peraltro, se l’ente energia elettrica non interviene per effettuare il sopralluogo, mettere in sicurezza i cavi e rilasciare l’apposito attestato l’impresa edilizia incaricata dei lavori non attiva il cantiere. Eventuali “visite” dell’ispettorato del lavoro potrebbero costare multe salate. Sino a quando durerà tanto scempio? Davvero è impossibile rimediare? <Niente affatto – afferma il geometra Beniamino Lapa, dirigente del movimento “Nicotera viva” – Gran parte dello scempio potrebbe essere eliminato. Basterebbe, per esempio, che da piazza Cavour a via Castello l’Enel si preoccupasse di utilizzare i tubi esistenti sotto la pavimentazione e già da anni predisposti ad accogliere i cavi dell’elettricità ponendo fine all’attuale squallido spettacolo. Stessa cosa – aggiunge – potrebbe fare la Telecom. Naturalmente anche il Comune deve fare la sua parte obbligando le parti interessate ad effettuare gli interventi necessari per salvaguardare il decoro del centro storico>.