Le opere abusive realizzate a ridosso della villa confiscata alla criminalità organizzata in località “Petti di razza” vanno demolite entro 90 giorni. A stabilirlo è un’ordinanza emessa dal Comune e che sarà notificata a Diego Mancuso, attualmente in carcere, ritenuto responsabile delle violazioni al regolamento edilizio. L’obiettivo è quello di eliminare nel più breve tempo possibile tutti gli ostacoli che potrebbero impedire l’accesso al bene confiscato. L’immobile negli ultimi tempi è stato al centro della cronaca perchè nel corso di un sopralluogo effettuato da un rappresentante dell’associazione “Riferimenti” era stata rinvenuta una recinzione, con all’interno un cane da guardia, che impediva l’accesso. Nell’occasione veniva altresì accertato che, nonostante la porta fosse stata trovata aperta dai carabinieri durante un servizio di ispezione, nessun danno era stato arrecato all’interno. In ogni caso, <gli accertamenti condotti dai vigili urbani, dall’Ufficio tecnico comunale e dai Carabinieri del comando stazione di Limbadi – si legge nella nota del Comune – hanno consentito di appurare che dell’abuso edilizio è responsabile Diego Mancuso, attualmente detenuto nella casa circondariale di Viterbo dove l’ordinanza gli verrà notificata>. Il testo del provvedimento precisa che se lo smantellamento delle opere abusive non avverrà entro il previsto termine di novanta giorni sarà lo stesso Comune a provvedervi direttamente <attivando – prosegue la nota – le procedure previste dalla vigente normativa>. A sollecitare l’emissione del provvedimento è stato lo stesso prefetto di Vibo Valentia Michele di Bari che, nello scorso febbraio, a seguito delle polemiche fatte esplodere dall’associazione nazionale antimafia “Riferimenti” per la lamentata impossibilità di accedere alla villa ricevuta in gestione, s’era personalmente interessato alla vicenda portandosi a “Petti di razza” per rendersi conto della situazione. Al suo seguito erano arrivati a “Petti di razza” anche il comdandante provinciale dell’Arma, ten. colonnello Daniele Scardecchia, il capitano Francesco Di Pinto, comandante della Compagnia di Tropea, il sindaco Francesco Crudo e il comandante dei vigili urbani Giuseppe Craveli col vigile Antonino Orfanò. Peraltro, ad alimentare il clamore della vicenda aveva contribuito, e non poco, la dichiarata volontà dei responsabili di “Riferimenti” di restituire il bene confiscato allo Stato motivando il gesto con l’impossibilità di procedere alla gestione dello stesso. Una presa di posizione che aveva fatto rumore da Nord a Sud e che il rappresentante dell’Ufficio territoriale di governo ha provveduto ad arginare dettando, nel corso del sopralluogo a “Petti di razza”, le linee che amministratori e forze dell’ordine avrebbero dovuto seguire per il ripristino della normalità. In sostanza, nel volgere di poche ore, il Comune ha provveduto a mettere sotto sequestro le strutture abusive e a smantellare la rete di recinzione antistante la villa confiscata, mentre la porta della stessa veniva sigillata con un lucchetto le cui chiavi, assieme a quelle di un grosso cancello in ferro posto sul limite con la Provinciale Limbadi-Statale 18, sono in possesso del sindaco. Peraltro, il prefetto Michele di Bari, spulciando tra carte e documenti, ha accertato anche che assieme alla villa risulta confiscato anche un vasto appezzamento del terreno circostante.
28marzo
ASSOCIAZIONE “RIFERIMENTI”: verranno demolite entro 90 giorni le opere abusive che impedivano l’accesso alla villa confiscata a Limbadi.
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