Sull’arenile di Nicotera Marina piombano a decine i militari della Capitaneria di Porto di Vibo Marina. Arrivano da mare con una grossa motovedetta e da terra con più autovetture. Mettono in acqua un veloce gommone che corre dalla foce del Mesima a quella del torrente Tuccina per controllare ogni imbarcazione. E’ guerra aperta alla pesca abusiva, alla mancanza della licenza, ad ogni forma di illegalità. Ma è anche un’operazione che spalanca la porta a fame, disoccupazione, disperazione. Per i marinai che hanno appena tirato le barche all’asciutto o che alla spicciolata rientrano dalle loro battute di pesca piovono guai a dismisura. Per un paio di loro arrivano verbali da mille euro ciascuno accompagnati dal sequestro delle reti che vengono portate via. Il malumore è alle stelle, la rabbia palpabile. Tra militari e pescatori il confronto è serrato. Poi, prevale la calma. Carmelo Staropoli, portavoce dei marinai chiede e ottiene di poter incontrare il comandante della Capitaneria per illustrare le ragioni dei lavoratori del mare. E i pescatori, anche se vanno per mare senza autorizzazione, qualche ragione ce l’hanno. Forse più di una. <Noi non chiediamo altro che metterci in regola – afferma Salvatore di Capua, 36 anni, con famiglia da mantenere – Ci rilascino le licenze che chiediamo da tempo e che non ci vengono concesse per presunti vincoli europei. Il mare – comntinua – è la nostra vita e noi, oggi più che mai, abbiamo bisogno di lavorare>. Il giovane pescatore lamenta di non poter regolarizzare la sua posizione. Impossibile avere la licenza, impossibile pensare di acquistarla. Chi ce l’ha se la tiene cara oppure pretende cifre esagerate. A questo punto <è inutile nascondersi dietro il dito – rimarca Salvatore Di Capua – Se ci danno le licenze lavoriamo tranquilli e in regola. Se non ce le danno noi a mare siamo costretti ad andare lo stesso perchè abbiamo moglie e figli da mantenere e non intendiamo andare a rubare>. Riflette sulle cose da fare e invita alla calma Carmelo Staropoli, portavoce dei pescatori. <Per aiutare i marinai – spiega – si potrebbe costituire una cooperativa. Però sono sprovvisti di licenza e la cooperativa non si può fare. La situazione è delicata. Martedì incontrerò il comandante della Capitaneria e vedremo cosa si può fare per uscire da questa brutta situazione>. Mastica amaro anche Domenico Di Capua, 52 anni, marinaio da sempre. <Mille euro di verbale – dice – a fronte di zero chili di pescato. Il solo uscire in mare ci costa tantissimo. Spesso non copriamo le spese. Che dobbiamo fare?>. Interrogativo senza risposta, mentre attorno serpeggia il malcontento.<Mi hanno verbalizzato con la barca già sull’arenile – racconta Domenico Buccafusca – Non mi sembra giusto. Hanno voluto infierire contro chi lavora. Dopo aver perso il lavoro alla Valtur senza che mi si desse una spiegazione ora mi vogliono costringere ad abbandonare la pesca per una licenza che chiedo da anni senza risultati. Eppure ho assoluto bisogno di lavorare>. Una situazione drammatica anche perchè <questi pescatori non sono più in condizione di pagare neppure la bolletta per l’uso del verricello – asserisce Giovanni Ursino pescatore dilettante – e tanta insensibilità rischia di condannare a morte la marineria locale. Una nuova legge – conclude – obbliga i pescatori in regola ad iscriversi alla Camera di commercio pagando circa 5000 euro. Da ricavare con quale pescato?>. Normale a questo punto drizzare da schiena. Martedì sera riunione di tutti i marinai, poi incontro con la commissione straordinaria. Tanto per cominciare.
25febbraio
BLITZ DELLA CAPITANERIA DI PORTO A NICOTERA MARINA: sequestro delle reti e verbali, ma i pescatori insorgono.
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