Furti, rapine, minacce, intimidazioni. Nel mirino della criminalità anziani, esercizi commerciali, strutture balneari, aziende, giornalisti, amministratori, imprenditori. L’ondata di violenza che s’è abbattuta negli ultimi tempi sul territorio vibonese genera preoccupazione ad ampio raggio, ripropone vecchi problemi sempre accantonati dalla cultura del “piegati giunco che l’acqua passa” ossia dall’abituale tendenza a sottovalutare ogni fenomeno negativo senza analizzarne le radici, valutarne effetti e conseguenze, ricercarne le soluzioni. Quasi che a fare i conti con l’escalation violenta debbano essere sempre gli altri e mai tutti noi. In tale contesto, annaspano politica, istituzioni, forze dell’ordine, associazioni di volontariato. Dominano rassegnazione, sfiducia, rabbia, degrado. E’ la fine di tutto? Per fortuna no. In cotanto buio, di tanto in tanto, s’accende un fiammifero. E fa luce. Una luce che super, per usare una frase fatta, il pessimismo della ragione e riapre le porte all’ottimismo della volontà. Bastano le riflessioni di un imprenditore preoccupato e la sua manifesta ammirazione per la determinazione di una giovane responsabile aziendale nel tenere la schiena dritta, a far capire che in questa terra difficile non tutto è perduto, non tutto è violenza. C’è ancora speranza. <Il mio ottimismo – afferma Francesco Vinci, imprenditore vibonese – viene alimentato da un’intervista rilasciata al Tg3 da Lea Corigliano, giovane amministratore delegato dell’azienda vinicola “Casa Comerci” ubicata a Badia di Nicotera, soggetta negli ultimi tempi a quattro attentati. Mi hanno colpito – aggiunge – la determinazione, il coraggio, la ricchezza di sentimenti. Una giovane orgogliosa e fiera del lavoro fatto dall’azienda che a suo dire può essere indicata come fiore all’occhiello del Vibonese>. Lea, in questi giorni difficili, trova la forza per guardare avanti. Riesce ancora a parlare di prospettive future. Non molla. Non chiude i battenti. Le sue parole emozionano l’imprenditore Vinci. <Colpisce – sottolinea – la serenità nel rifiutare qualsiasi contatto con la criminalità che viene proprio ingnorata, non prende minimamente in considerazione il pagamento di mazzette. Vede soltanto l’azienda e l’interesse a farla crescere ignorando tutto il resto>. E non fa meno effetto <la schiettezza – prosegue l’imprenditore vibonese – con la quale Lea Corigliano riconosce che è difficile operare nel contesto ambientale in cui sorge l’azienda, alla stregua di quanto avviene in altre zone della Calabria, e, quindi, l’esortazione a cogliere gli aspetti positivi di questa terra a partire dalle bellezze naturali e dalla volontà di tanti ad operare nella correttezza>. Agli occhi di Francesco Vinci, in sostanza, Lea Corigliano si presenta come un simbolo della voglia di cambiamento, una bandiera del coraggio e della speranza. <Con il suo atteggiamento – continua Vinci – la giovane è andata oltre la portata degli atti intimidatori a “Casa Comerci”. Il suo esempio deve essere seguito da tutti se si vuole mettere un argine alla criminalità organizzata ignorandola e disdegnandola di qualsiasi tipo di contatto>. In altre parole, l’imprenditore teorizza la possibilità di arginare la criminalità <con una resistenza passiva>. Un discorso che <vale soprattutto per i giovani – rimarca Vinci – che si affacciano al mondo imprenditoriale senza portarsi dietro fardelli e condizionamenti del passato>.
10gennaio
Furti, rapine, minacce, intimidazioni. Una ondata di violenza si abbattuta negli ultimi tempi sul territorio vibonese
Tempo di Lettura:2 minuti