Il suo marchio era presente sugli scaffali di negozi piccoli e grandi; una trentina di persone riuscivano a mantenere la famiglia portando ogni mese un salario a casa. Poi, pur avendo il settore della acque minerali un mercato costantemente in crescita, la Certosa è andata in crisi mettendo del tutto in ginocchio l’economia locale di per sé col fiato corto.
Scioperi, manifestazioni, trattative pressanti, ma nulla di concreto. Anzi sulle vicende della Certosa sembrava essere calato il silenzio. Un silenzio strano che potrebbe lasciar sottintendere non tanto un disinteresse per le sorti dell’azienda, quanto una anonima volontà di lasciare che il tempo si consumi aspettando magari il momento buono per scoprire le carte. Solo «le istituzioni di livello superiore ed i sindacati» possono impedire che la vertenza finisca nel dimenticatoio, che ogni oscura trama mirata all’accaparramento della struttura di Polia possa arrivare a compimento.
A cercare di riportare la questione Certosa sotto la luce dei riflettori è il vicesindaco Giuseppe Galati. Approssimandosi il giorno dell’udienza che dovrà definire ogni connotato giudiziario almeno per quanto riguarda le infrastrutture, l’amministratore poliese alza il velo ultimamente adagiatosi sull’intera problematica rivisitandone fatti e misfatti. Atteso che «non si è ancora accertato – esordisce Galati in una sua nota – se l’incendio che ha devastato gli uffici della Certosa sia stato o meno di origine dolosa» e considerate le conseguenze negative che il gesto ha avuto sulle sorti dello stabilimento «chiediamo – prosegue il vicesindaco – che gli inquirenti e la magistratura approfondiscano ogni circostanza» spazzando via tutte le ombre che gravano «sulla nostra comunità già provata e delusa». Partendo dalla considerazione che «la violenza subdola e vigliacca non appartiene alla cultura dei cittadini di Polia» arriva a dare spazio a inquietanti interrogativi.
«A chi giova – si chiede – questo stato di cose e chi alimenta la tensione sociale che si è generata attorno alla vicenda occupazionale senza che venissero proposte credibili soluzioni?». Ogni risposta è difficile, ma «le condizioni per la rinascita della Certosa – sottolinea Galati – ci sono tutte». Alla cultura del profitto, però, devono affiancarsi «quelle dell’etica del lavoro – aggiunge – e della sana amministrazione».
Pur ammettendo che il Comune «ha poche possibilità di azione diretta» e pur nella convinzione che «il sindaco saprà attivare ogni possibile iniziativa sostanziale per salvare il salvabile» il vicesindaco è certo che, di concerto con la Provincia, la collettività potrà «riappropriarsi della preziosa risorsa idrica di Polia». No alle passerelle, dunque, sì alle iniziative concrete. Nell’interesse dei poliesi.